Manifesto “Intersec Fantasy”

Nella sua secolare storia, il fantastico ha avuto la propria scorta di manifesti. La maggior parte di essi sono apparsi su blog tematici o riviste accademiche, come sfoghi personali a una narrativa percepita come soffocante, ingiusta, parziale.
Sull’onda del “Manifesto Cyborg” di Donna Haraway (1985), Ted Friedman della Georgia State University pubblicava “A manifesto for centaurs”, in cui segnalava l’emergere nella coscienza collettiva di un fantastico che compensasse la perdita del rapporto con la natura.
Secondo Friedman, dietro la maschera della narrativa fantasy si annida il desiderio di un mondo vigile e comunicativo, di cui poter tornare a fare parte.
La figura del centauro, metà uomo metà animale, si posiziona sulla soglia tra i due mondi, rendendo possibile una comunicazione bilaterale sempre più necessaria alla luce dei disastri ambientali in atto.
Ancora, nel suo saggio “The Golempunk manifesto”, Janet Brennan Croft descriveva il ruolo attribuito ai golem (altri antesignani dei cyborg) nei romanzi di Terry Pratchett:
Pratchett ha usato i suoi golem per presentarci una serie di scenari che riflettono preoccupazioni economiche contemporanee: i problemi di disoccupazione causati dai metodi di produzione industriale che sostituiscono bruscamente la manodopera umana; le difficoltà di assorbire l’immigrazione di una nuova forza lavoro disposta a occupare il gradino più basso dei lavori disponibili; i pericoli di un cambiamento radicale attuato senza averne valutato a fondo le implicazioni; e il fatto che il cambiamento avvenga comunque, che i tempi siano pronti oppure no. (…) I golem incarnano l’idea che i mezzi di produzione dovrebbero appartenere a chi effettua realmente la produzione. Al tempo stesso, però, problematizzano la questione, poiché non hanno bisogni fisici e quindi non completano il ciclo di produzione e consumo.
Janet Brennan Croft
Il golem metteva così in evidenza il paradosso del valore e la problematicità di un sistema economico basato su consumo e obsolescenza programmata.
C’è stato anche il manifesto “Disabled People Destroy Science Fiction” un numero speciale della rivista “Uncanny” da cui Elsa Sjunneson e Dominik Parisien gridavano di distruggere la fantascienza, per poterla ricostruire in un modo differente. Un modo che non rimuovesse la disabilità, non la rigettasse né la glorificasse, non la legasse a una punizione né a una morale, che non fosse il solo marcatore di una persona.

E non dimentichiamo “Mostruositrans: Per un’alleanza transfemminista tra le creature mostre” di Filo Sottile, attraverso cui le persone trans si riappropriano di golem, cyborg, fantasmi e corpi semi-bestiali, per costruire un’identità negata.
Ciascuna di queste opere si è proposta di affrontare un aspetto della narrativa fantastica: il rapporto con l’ambiente, la riproduzione di sistemi politico-economici, la rappresentazione di minoranze escluse dalla narrativa tradizionale. Proprio la selettività dei temi spiega l’incapacità dei rispettivi manifesti di avere la risonanza di quello di Haraway. Invece, ecologia, specismo, umanesimo, antropocentrismo, colonialismo e patriarcato sono tutte facce del medesimo problema: l’idea di dominio e di alterità.
Il nostro manifesto

Questo manifesto vuole raccogliere l’eredità di tutte le voci che da decenni si oppongono alla colonizzazione dello spazio del proprio immaginario, per molt* ultimo baluardo di resistenza a un sistema che divora tutto ciò in cui riesce ad affondare i denti. Il potenziale creativo del fantastico può – deve – essere messo al servizio di questa discussione, per destrutturare il sistema attuale e far emergere alternative.
Desideriamo dare spazio a un fantasy etico e politico, che abbracci istanze di decolonizzazione, inclusività e ambiente per identificare strade di resistenza, metamorfosi e sviluppo sostenibile.
Tornando alle origini della definizione di narrativa speculativa, vogliamo spingerci a immaginare un fantastico che sia figlio di istanze contemporanee, per definire le caratteristiche delle storie di domani. Una speculative fiction rinnovata dalla lettura che ne possono dare le teorie del femminismo intersezionale.
L’abbiamo chiamata…