Mentre scrivo questa newsletter, la Global Sumud Flotilla tra prendendo il largo per portare la parte migliore di questa umanità a Gaza, con aiuti umanitari tragicamente necessari, mentre prosegue la carestia disegnata con diabolico metodo dal governo israeliano.
Nel frattempo, in seguito alla pubblicazione del rapporto di Francesca Albanese (il cielo la preservi) sui meccanismi capitalisti che sostengono e rendono possibile il genocidio in atto in Palestina, hanno preso forza movimenti che invitano a boicottare i prodotti di aziende direttamente coinvolte. La lista è lunga, la potete consultare su questo sito.
Lo scorso 21 agosto è stato anche l’inizio del Global Strike for Gaza, che propone di astenersi dal fare ogni tipo di acquisto il giovedì: scegliere di non partecipare all’obbligo capitalista come strategia per far sentire il proprio dissenso.
In uno strano intreccio tematico, in questi ultimi giorni mi è inoltre capitato (grazie a Stella di @scartafaccio) di leggere un articolo dedicato alla crisi della figura dell’intellettuale e all’emergere dell’influencer, e un secondo focalizzato sul potere che questi ultimi possiedono (potere che, vale la pena ricordarlo, è dato da noi – e quindi nostra responsabilità individuale) e si traduce in spazio fisico ed economico, disponibilità di risorse e filtro per le informazioni che ci arrivano.
Gli esempi riportati nel secondo articolo sono inquietanti, ma non sorprendenti. Ciò che sorprende, più della loro esistenza – è la loro resistenza. Cioè, il fatto che esternazioni brutali, violente o apertamente mistificatorie della realtà vengano accolte in silenzio passivo da chi segue queste persone; senza comportare un sensibile calo di interesse nei loro confronti. Che i follower si trovino lì per dimenticanza o perché concordano con questa visione del mondo, per l’algoritmo tutto fa brodo. I numeri decidono, e fintanto che i numeri restano elevati, il potere resta intatto.
Questo discorso vale per tutte le figure che ricoprono posizioni di visibilità e privilegio, inclusa l’élite culturale e, tornando finalmente al nostro solito orticello, a chi scrive letteratura fantastica. Le operazioni di boicottaggio già in essere per aziende e corporazioni faticano a essere messe in atto in ambito culturale, perché la comoda retorica del “dividere l’opera dall’autore” deresponsabilizza l’utente finale e tarpa le ali a una (tardiva e quanto mai necessaria) discussione sul ruolo della letteratura nell’orientare l’etica performativa. Ammesso (e non concesso) che sia possibile dividere opera e autore, questa obiezione sarebbe comunque inadeguata a giustificare la scelta di foraggiare autorə attualmente sotto indagine per reati, o che dichiarano pubblicamente di devolvere i propri proventi alle operazioni militari di Israele o all’oppressione delle persone trans.
Se fosse davvero l’opera a interessare, certe penne vivrebbero solo di mercatini dell’usato e biblioteche. Visto che la realtà è ben diversa, direi che è il caso che smettiamo di prenderci in giro e accettiamo l’evidenza: di fronte alla possibilità di aiutare una lontana minoranza oppressa, al prezzo di rielaborare in chiave differente le belle sensazioni suscitate da unə autorə, c’è almeno una parte di pubblico che decide di no, che non ne vale la pena.
Forse per ingenuità, forse perchè sono un’inguaribile ottimista, resto convinta che la maggior parte delle persone che continuano a dare visibilità e soldi a questə autorə lo facciano per ignoranza circa le loro posizioni o per assenza di alternative. Per ovviare a questi due problemi, ho quindi deciso di prendere la questione di petto e farvi un agevole elenco di celebri penne di fantastico a cui abbiamo scelto di non dare i nostri soldi, corredate da esempi di opere che invece ci sentiamo di suggerire (e magari sono pure libri più gradevoli degli altri). Potrai consultarla per scegliere la prossima lettura, magari togliere qualche follow, oppure ignorarla: ma a questo punto lo farai consumatorə consapevole, e in quanto tale responsabile delle tue scelte.
Invece di leggere…
- Sarah J. Maas, leggi i romanzi di Rebecca Ross o Ava Reid
- JK Rowling, recupera i libri di Diana W. Jones
- Rebecca Yarros, recupera la serie “Temerarie” di Naomi Novik
- Pierce Brown, leggi le distopie di Giuliana Leone o Kim Liggett
- Brandon Sanderson, dai un’occhiata ai fantasy di R.F. Kuang e Samantha Shannon
- Neil Gaiman e Sergej Luk’janenko, leggi gli urban fantasy di Aislinn e Luca Tarenzi o i romanzi di Leigh Bardugo
Inoltre, qui trovi una lista di libri di autorə che supportano la causa palestinese.
Eventi
Il nostro sito è live con un look tutto nuovo! Andare a dare un’occhiata se vi va, Gloria si è molto impegnata <3
Ma passiamo agli appuntamenti di settembre:
- 4 settembre, h19:00 – Italian fantasy, conferenza online dedicata alla produzione fantasy dello Stivale all’interno del Festival internazionale Confluences. Dialogano Sephira Riva, Alexie D’Avino (Dracones APS), Giulia Padovan (Lumien) e Aliya (Chimera SFF).
- 20 settembre, h19:00-24:00 – Saremo ospiti d’onore al ballo fantasy organizzato da La Corte dei Sogni APS. Ci vediamo a Ferrara (con dei costumi pazzeschi!)
Scritture
Estate un po’ fiacca dal punto di vista della scrittura, complici ferie più brevi del solito e una discreta quantità di lavori da fare in casa. Tuttavia…
Sephira: La mia novella neolitica Domesque è terminata ed è nelle abili mani dell’editore! Si tratta di un fantasy per adulti, in cui la natura occupa un aspetto centrale (la definirei un’opera ecofantasy). Spero che potrete leggerla già nel 2026!
Gloria: Prosegue la mia fase di documentazione per la novella Solarpunk. Sto scoprendo un sacco di cose sul bambù, di conseguenza prima o poi dovrò iniziare a ossessionare anche il resto del mondo <3
Letture
Sephira: Tra un mobile IKEA e l’altro, sono riuscita a leggere un paio di trilogie piuttosto gustose e due romanzi autoconclusivi. La storia più interessante è stata senz’altro quella raccontata in “La città di ottone” di S.A. Chakraborty, un fantasy ambientato tra Nord-Africa ed Asia occidentale che mescola immaginario fantastico arabo con religiosità musulmana. Ho particolarmente apprezzato quest’ultimo aspetto, perché è molto raro trovare dei personaggi che vivono la propria religione con sincero trasporto, come pure che questa sia raccontata in termini positivi invece che come una superstizione o una forma corrotta di potere temporale. Il fatto poi che la religione in questione sia l’Islam e che il personaggio sia un protagonista maschile – rende questo un caso praticamente unico.
Decisamente meno interessante l’eroe guerriero tradizionale: sarà che non riesco a cogliere il fascino segreto dei criminali di guerra, ma non sono proprio riuscita a empatizzare con il conflitto interiore della protagonista. In effetti, se non avessi acquistato l’intera trilogia in blocco è possibile che dopo il primo mi sarei interrotta proprio per questo motivo. Sarebbe stato un peccato, perché mi sarei persa un piacevolissimo romance slow-burn. Insomma: dategli fiducia.
Newsletter bella densa anche questo mese, eh?
Grazie di averci seguite fino a qui, e alla prossima!
G&S