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    Categories: Scrittura

La crisi della distopia è la crisi della fantascienza?

Qualche giorno fa siamo entrate in una libreria indipendente, la più grande di Monza, e come da abitudine siamo andate dritte verso lo scaffale dedicato al fantastico. Ammetto che era da qualche anno che non tornavo in questa libreria, dopotutto sono una provincialotta, e alcune novità mi sono saltate subito all’occhio.

La prima era la zona dedicata ai libri in lingua originale: lo spazietto dominato da titoli di autori defunti che ricordavo si era arricchito con titoli mainstream e nuove uscite, di fatto in contemporanea con la pubblicazione nei paesi d’origine. Di fronte a questo angolo poliglotta sostavano giovani stranieri a caccia della prossima lettura, bisticciando al telefono in francese o in russo.

A questo primo segnale di cambiamento nella composizione del lettorato se n’è aggiunto subito un altro: lo striminzito scaffale del fantasy che ricordavo era diventato una parete. Ma a sorprendermi davvero, più ancora dello spazio fisico che si sta prendendo il fantasy (e del numero di titoli scritti da penne italiane, distribuite attraverso tutte le principali case editrici italiane), è stato il confronto con la fantascienza.

Un posizionamento infelice e pochi titoli, tutti vecchi di almeno vent’anni.

Il confronto è inevitabile. Perciò, anche noi non abbiamo potuto fare a meno di domandarci per quale motivo la fantascienza stia arrancando – dopotutto non sono mancati i prodotti seriali e i film colossal che avrebbero potuto fare da traino a una sua rinascita; un po’ come è successo nel fantasy tra Tolkien e Martin. Inoltre, la fantascienza gode dei privilegi che comporta la parola scienza, quindi ha subito in minore misura le accuse di escapismo che hanno impastoiato il fantasy per decenni. E soprattutto, avremmo un bisogno drammatico di buona fantascienza, che ci aiuti a dare senso a una tecnologia sempre più invasiva, a un futuro incerto, a un capitalismo capillare.

Una fantascienza che esiste, che resiste; ma che ci sembra assediata da uno dei propri sottogeneri: la distopia. Al punto che una parte di lettorato considera la fantascienza un sottogenere della fantascienza, invece che il contrario.

A quanto ci dicono, la stragrande maggioranza della fantascienza che arriva oggi alle case editrici è distopia. Beh, è almeno da una pandemia fa che ci sentiamo ripetere che viviamo in una distopia (e ogni novità pare confermare la direzione apocalittica presa dal nostro futuro collettivo). Però, se si vive in una distopia, si scrivono distopie e si pubblicano distopie; oltre ad andare in fretta a saturazione si tendono ad esaurire le buone idee.

E così finiamo per avere distopie superficiali, in cui le limitazioni alla libertà sembrano i buffetti di uno Stato un po’ paternalista; ma l’importante è che dopo una congrua quantità di sangue arrivi a compimento la storia d’amore eterosessuale tra i due protagonisti (da una parte un bravo servo del regime, dall’altra il fuoco della rivolta. Perché l’Amore fa cambiare idea su un sacco di cose). Non è che queste storie siano una novità, ma trovarle pubblicate in questo periodo storico, da lettrice è… indisponente.

Vorrei usare un altro aggettivo, in realtà: imperdonabile.

Trovo imperdonabile che un genere politico come la distopia sia stato svuotato del proprio intento, le ambientazioni allontanate nello spazio (come a dire che no, da noi non funziona certo così signora mia!) o nel tempo, ridotte a un teatrino su cui mettere in scena – di nuovo – il crollo del mondo borghese. È imperdonabile la vacuità delle posizioni, il disimpegno che non resta nelle pagine, ma si traduce in silenzio nei canali social, mentre la realtà prende a testate le porte.

A Gaza migliaia di civili in fila per il cibo vengono uccisi da un governo colonialista e genocida. Eccola, la distopia, ci guarda con gli occhi di bambini che muoiono di fame.

Di fronte all’immensità di quanto sta accadendo in Palestina, tutto il resto impallidisce.

Le storie che dovrebbero spronarci all’azione mancano il segno e la nostra élite culturale è ammutolita, terrorizzata dalla prospettiva di inimicarsi qualche padrone più che da quella di perdere la propria anima. Che capacità di analisi ci si può aspettare in un panorama così desolante?

Non ci può essere distopia senza coraggio, senza audacia di idee e temi.

Se dobbiamo leggere di storie d’amore che si compiono a dispetto di ogni difficoltà, possiamo farlo in contesti meno problematici. Guarda, c’è un intero scaffale di Romantasy proprio qui davanti.

Non crediamo sia un caso, se una riflessione analoga a quella che stiamo facendo, scritta dall’autrice Ava Raid, abbia avuto grande risonanza mediatica proprio in questi giorni. 

Dà da pensare il fatto che, anche questa volta, il pensiero sia stato concepito al di fuori della nostra bolla di scrittura; e diciamocelo, non è che contenesse verità trascendentali. I casi sono due: o dobbiamo cominciare a importare persino il buon senso, oppure è il momento di fare un po’ di autocritica e domandarci in che modo stiamo fallendo dal punto di vista comunicativo.

In ogni caso, speriamo che l’estate porti consiglio – e storie sempre migliori.


Eventi

Con la testa siamo già in autunno, dove ci aspettano degli eventi super interessanti. Cominciamo ad anticiparveli:

  • 4 settembre, h19:00 – Italian fantasy, conferenza online dedicata alla produzione fantasy dello Stivale all’interno del Festival internazionale Confluences. Dialogano Sephira Riva, Alexie D’Avino (Dracones APS), Giulia Padovan (Lumien) e Aliya (Chimera SFF).
  • 20 settembre, h19:00-24:00 – Saremo ospiti d’onore al ballo fantasy organizzato da La Corte dei Sogni APS. Ci vediamo a Ferrara (con dei costumi pazzeschi!)

Approfittiamo dell’occasione per fare un piccolo annuncio: dopo decenni di onorato servizio, abbiamo deciso di rinnovare il nostro sito. Saremo offline per un po’, per poi tornare con struttura e veste grafiche rinnovate, che ci rappresentino meglio.


Scritture

Terminati i contributi per pubblicazioni altrui e un primo giro di editing di saggistica, possiamo tornare a lavorare sui nostri testi di narrativa!

Sephira: Dopo qualche intoppo causato dalla glaciazione Wurm, la novella neolitica è stata scalettata e procede spedita. La tentazione di inserire ogni oggetto rinvenuto nei musei dell’arco alpino è forte, ma per il momento le redini sono salde. Speravo che scrivere questa storia mi avrebbe liberata dall’ossessione per la preistoria, ma sembra che si possa andare molto più a fondo…

Se vi capita di passare per Varese, non perdetevi il Museo di Villa Mirabello. Giuro che non ci sono solo sassi e ossa.

Gloria: Complici alcuni cambiamenti nella mia vita lavorativa (che nei prossimi mesi dovrebbero regalarmi più tempo per scrivere), ho deciso di riaprire un cassetto che avevo lasciato chiuso da anni. Dentro c’era un progetto a cui tenevo molto: una novella solarpunk ambientata nello stesso universo narrativo di “Medusa Rossa”. Il titolo, per ora provvisorio, è “Germogli”. Il cuore di questa storia è un tema complesso e delicato: la maternità. Sarà un viaggio dentro le crepe della genitorialità e tra i boschi di bambù di una comunità che prova a ricucire ciò che sembra perduto.

In mezzo a queste scadenze più o meno obbligate c’è sempre l’ambizione di terminare la stesura del secondo volume della trilogia entro l’anno. Continuiamo a confidare nell’estate, ma forse stiamo un po’ sovrastimando la quantità di ore che possiamo trascorrere davanti al computer quando la famiglia ha voglia di andare al mare.


Letture

Gloria: Negli ultimi giorni mi sono concessa una lettura che desideravo da tempo “Storia naturale dei draghi. Le memorie di Lady Trent”. Mi ha fatto compagnia come una tazza di tè in un pomeriggio di pioggia: scorrevole, elegante, forse non sempre ricca di colpi di scena ,a capace di costruire un mondo solido in cui perdersi. Una storia che consiglio di cuore a chi ama i draghi e le protagoniste che non hanno paura di andare dove nessuno si aspetta di vederle.

Sephira: Una delle più inaspettate e migliori letture dell’anno è il romanzo autoconclusivo “The folded knife” di K.J. Parker. Lo considero un fantasy geopolitico, anche se la componente fantasy è limitata all’ambientazione (un Mondo Secondario dalle reminiscenze romano-rinascimentali) e la struttura occhieggia il memoir. Sarà che ho sempre fame di trame complesse, ma ho divorato questo racconto di ascesa e caduta di un uomo intelligente, spudorato e ricco. Quando la normalità del mondo reale diventa l’incompetenza, è un piacere rifugiarsi in menti machiavelliche, anche se ti stanno fregando.

Newsletter un po’ arrabbiata questo mese: abbiamo il difetto di arrabbiarci per le cose che ci importano.

Grazie come sempre di leggerci, buone vacanze!

G&S

Sephira Riva: Scienziata appassionata di divulgazione, viaggi e scrittura. Affetta da una forma terminale di wanderlust per questo e altri Mondi.
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