Romanzo vs racconto: trova le differenze
Potrà sembrare un discorso banale, ma la differenza tra romanzo e racconto (e tutto quello che ci sta in mezzo) non è una mera questione di lunghezza, perché sono due categorie di narrazioni ben definite e differenti. Avere un’idea più chiara delle possibilità esistenti può aiutarti a capire come strutturare una storia, o correggere il tiro.
Per non far confusione, però, iniziamo a calcolare proprio le battute che incaselleranno la vostra storia in una categoria o nell’altra.
Quante battute?
- Racconto brevissimo: sotto le 8mila battute.
- Racconto breve: tra le 8mila e le 30mila battute.
- Racconto lungo (o novellette): tra le 30mila e le 80mila battute.
- Romanzo breve (o novella): tra le 80mila e le 180mila battute.
- Romanzo: dalle 180mila battute in sù.
Ovviamente sono lunghezze indicative. Ogni casa editrice ha un suo modo per decidere che cosa è chi, ma più o meno siamo su queste cifre.
Se volete sapere a quale categoria appartiene il vostro testo, fate un bel conteggio caratteri su Word e scopritelo!
Due modelli narrativi
Come dicevo, la differenza non sta nel mero conteggio dei caratteri. Siamo invece davanti a due modelli narrativi completamente differenti: il racconto non è il riassunto del romanzo e, viceversa, il romanzo non è la versione annacquata di un racconto.
Ci sono differenze di finalità: il racconto si focalizza su un evento, un fatto, realistico o fantastico. Questo tipo di narrazione richiede un’attenta scelta dei dettagli da fornire al lettore, le parole vanno pesate, i dialoghi misurati e i personaggi (pochi!) caratterizzati nell’arco di poche frasi. Ovviamente, si avrà un inizio in cui si sviluppa lo scenario, poi le azioni dei personaggi che porteranno al climax la storia, e infine si procederà verso lo scioglimento e il finale. Tutto questo deve avvenire in poche pagine e non è per nulla facile: bisogna dire tutto quello che si deve dire e, soprattutto, far passare le emozioni che si vuol trasmettere in poco tempo/spazio.
Non stiamo dunque parlando di un modello narrativo incompleto o minore rispetto al romanzo – anche se è quello che in molti vogliono farci credere. Non è che lo scrittore incapace di scrivere un romanzo decida di “passare” ai racconti. Non è così! Trattare racconti invece che romanzi è una libera scelta dettata dalle proprie doti e dalla propria indole stilistica.
Per esempio, né io né Sephira siamo particolarmente brave con questo tipo di narrazione. Ci abbiamo provato (e continuiamo a provarci) ma non abbiamo ancora raggiunto la padronanza di questo modello narrativo. E chissà se mai la raggiungeremo. Forse, semplicemente, siamo più portate per narrazioni di più ampio respiro.
Infatti, sul “più ampio respiro” si basa il romanzo. Con il romanzo si gioca su una serie di eventi che si intrecciano – che possono coinvolgere un numero maggiore di personaggi rispetto al racconto – che si snodano in un’altalena di azione, avventura, momenti di riflessione e di contemplazione. Un’onda continua di alti e bassi che portano dalla crisi iniziale all’apice della storia, fino al finale (aperto, definitivo, catartico).
Si dedicherà più tempo non solo agli eventi, ma anche alla caratterizzazione dei personaggi, al mondo in cui essi si muovono. Perché il mondo in cui spaziano sarà più grande che quello di un attimo sul quale si focalizza un racconto.
E tutte le altre categorie?
Ho parlato per macro categorie (romanzo e racconto), lasciando volutamente per ultime le altre citate, per questione di chiarezza.
Tutte le altre categorie sono sfumature che stanno nel mezzo. Ovviamente potrò dare più ampio respiro alle vicende in un racconto lungo rispetto a un racconto brevissimo, ma le regole restano sempre le medesime.
Inoltre, non stiamo parlando di una scienza esatta. La letteratura è fatta di regole, sì, ma anche si audaci tentativi, di innovazione e di sperimentazione. Stiamo parlando di arte e, una volta che si conoscono le basi e le leggi, poi si può decidere di seguirle e ignorarle.
E ai posteri l’ardua sentenza!
Parliamone ancora…
… ma non qui!
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