Oltre il genere: pronomi inclusivi in Italia e nel mondo

Le necessità comunicative del (e relative al) mondo non-binario hanno portato alla creazione di molteplici soluzioni. Nell’articolo precedente di questa serie abbiamo esaminato le desinenze e gli articoli proposti per svincolarsi dal binarismo linguistico e grammaticale maschile/femminile: le soluzioni più popolari, pur con dei limiti, sono asterisco e schwa.

Oltre al problema della declinazione e della concordanza, tuttavia, identifichiamo un altro oggetto di dibattito: la marcata assenza di pronomi che descrivano persone di genere non-binario.

Un pronome per esistere

I pronomi personali di terza persona singolare e plurale sono divisi in maschili e femminili: lui/egli, lei/ella/essa, loro/essi/esse. Assumono forme differenti quando la persona cui si sta facendo riferimento è presentata in forma di soggetto o di complemento oggetto. Le implicazioni dell’assenza di un pronome personale per descrivere una parte di popolazione sono immediate e drammatiche: linguisticamente, queste persone non esistono. Sono sottointese, quindi facilmente dimenticate. È più facile ignorare chi non ha un nome.

Pronomi inclusivi nel mondo

Lingue come il cinese e il persiano possiedono un genere neutro (o parecchi generi oltre a maschile e femminile), ma per idiomi caratterizzati da dualismo di genere, attivisti e linguisti attenti alle tematiche LGBTQ+ stanno cercando soluzioni che coniughino agilità e bisogni comunicativi. Se la necessità è unica e transnazionale, le soluzioni sono molteplici e intimamente legate alle strutture di ciascuna lingua. Ecco alcuni esempi:

  • La grammatica inglese non distingue tra maschile e femminile se non nell’assegnazione del pronome personale he/she. Negli ultimi anni si è imposto l’utilizzo del pronome singolare they, già regolarmente utilizzato in tale accezione prima dell’intervento dei grammatici di età vittoriana.
  • In Spagna si sta diffondendo l’utilizzo di elle in aggiunta a él ed ella.
  • La lingua araba prevede l’assegnazione di un genere maschile o femminile a ogni verbo, aggettivo e sostantivo. 

L’arabo standard moderno, basato sull’arabo classico coranico, ha inoltre una doppia opzione per sostantivi e verbi che non implica un genere specifico. Alcune persone quindi usano il doppio di loro e di te – “huma” e “intuma” – come alternativa neutra dal punto di vista del genere. L’arabo colloquiale parlato oggi ha in gran parte eliminato il doppio, quindi questa forma può sembrare molto formale per coloro che non lo sanno.
Altri giocano con la lingua in modi diversi, come scambiare pronomi maschili e femminili o un oratore che sceglie di sovvertire il dominio patriarcale del caso maschile e il default alla forma femminile. L’arabo ha molti dialetti, ognuno con le sue distinte costruzioni grammaticali e parole, quindi diverse comunità hanno sviluppato i propri codici colloquiali. In alcuni dialetti tunisini, ad esempio, è già comune usare il pronome femminile per tutti. Per le comunità queer e femministe in Medio Oriente, la lotta per ottenere l’accettazione nella società è andata di pari passo con un’altra conversazione: come definire parole come gay, bisessuale e transgender in arabo.

Ecco come il linguaggio neutro rispetto al genere si sta sviluppando in tutto il mondo” di Sowmya Sofia Riccaboni, apparso il 23/12/2019 in Periodico Daily
  • L’ebraico, come l’arabo, assegna un genere a verbi, aggettivi e sostantivi. Per svincolarsi dal binarismo di genere, sono state individuate diverse strade:
    • La costruzione di un terzo genere neutro, attingendo a riferimenti non-binari e queer in testi quali Talmud e Torah.
    • Mettere sia casi maschili che femminili su nomi e verbi, in modo che siano inclusi in modo fluido.
    • Creare nuove desinenze singoli e plurali per i sostantivi.
    • Invertire le divisioni di genere, come il default di un plurale femminile (invece del consueto maschile estensivo) o l’uso di un genere “misto” – a volte maschile, a volte femminile – per la stessa persona.
  • La sintassi tedesca prevede l’esistenza di maschile, femminile e neutro. Fino a poco tempo fa, il neutro non era applicato alle persone: a partire dal 2014, però, il ministero federale della giustizia ha imposto a tutti gli enti statali l’utilizzo di forme di genere neutro nei propri documenti; sdoganando de facto l’utilizzo di tali strutture.
  • Nella lingua francese si tendono a utilizzare pronomi neutri quali “ille”, “iel” e “yel” oppure “ol”.
  • In portoghese, alcune persone di genere queer prediligono l’utilizzo di pronomi di genere neutro o epiceni (promiscui), quali “hir” ed “ey”. Altre, invece, preferiscono i tipici “ele” (al maschile) ed “ela” (al femminile).
  • Nel 2015, la Svezia ha ufficialmente introdotto nei propri vocaboli il pronome “hen”, come alternativa al maschile “han” e al femminile “hon”.

Pronomi inclusivi in Italia: possibili soluzioni

L’assenza di pronomi neutri nella lingua italiana è un ostacolo che non può essere aggirato che in due modi: creando nuovi pronomi, oppure utilizzandone di preesistenti in forma estensiva. Alcuni membri della comunità LGBTQ+ hanno appoggiato la proposta, mediata dalla lingua inglese, di introdurre un loro singolare neutro. Altri propongono l’introduzione di pronomi inclusivi creati a partire da quelli esistenti:

Come nel caso delle desinenze, ancora non si è imposta una regola sulle altre.

Che fare nel frattempo?

I tempi sono maturi per una sperimentazione linguistica consapevole. Soltanto mettendo alla prova le soluzioni in discussione sarà possibile individuarne pregi e limiti fino a, inevitabilmente, convergere su una struttura che diventi norma grammaticale. Non si tratta di un processo rapido e, considerata la violenza dell’opposizione, neppure indolore. È tuttavia un passo dovuto e necessario per garantire alle persone di genere non-binario la rappresentazione che gli è dovuta.

In attesa che si attesti una forma, è consigliabile optare per rispetto, neutralità e ascolto: facciamo attenzione ai pronomi e alle desinenze utilizzate dalla persona per riferirsi a sé stessa e, di fronte a un pubblico eterogeneo, optiamo per forme neutre e circonlocuzioni. Il rispetto passa anche dal linguaggio.

Per approfondire:

Linguaggio inclusivo in italiano: guida pratica” di Ruben Vitiello (articolo apparso in TDM Magazine il 14/05/2020)
Come rivolgersi a una persona di genere non-binario: i pronomi nella grammatica italiana e straniera” di Simone Sgamma (articolo apparso su neg.zone il 14/11/2019)
Questioni di genere: l’uso della lingua non è mai innocente” di Jolanda Di Virgilio (articolo apparso su Il Libraio.it il 24/06/2020)

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