Ricette letterarie: una meat pie per Shadow

Il primo sabato del mese, nella mia vecchia vita a Swansea, era qualcosa di speciale. Nella piccola piazza di fronte a casa mia si teneva il mercato rionale, un piccolo spaccio a chilometro zero. Era l’occasione per fare incetta di carne e formaggio, qualche narciso da invasare e l’occasionale disco in vinile. Il mercato si poteva girare in una decina minuti, ma io riuscivo a impiegarci almeno un paio d’ore.

Mi fermavo ad ascoltare gli artisti che si esibivano sotto un tendone improvvisato, di fronte al negozio di articoli di seconda mano; decidevo se comprare tre o quattro confezioni di salsicce e se fosse ora di provare la bancarella di cibo etnico.

Quei sabati finivano tutti allo stesso modo: con un sestetto di meat pies impilate in una scatola; quattro pronte per essere surgelate, due in attesa di finire nel forno e divise con la mia coinquilina. Le prendevamo sempre con ripieni diversi, in modo da potercele scambiare.

Quei sabati mattina sono una delle cose che più mi mancano della mia vita gallese. C’è un piacere ineguagliabile nell’affondare i denti nella crosta croccante di una pie, scottarsi nel ripieno fumante e sentire le ore scorrere lente, dietro i vetri bagnati di pioggia.

“Everything’s good,” said Mabel. “I make it. But this is the farthest south and east of the yoopie you can get pasties, and they are particularly good. Warming and filling too. My speciality.” Shadow had no idea what a pasty was, but he said that would be fine, and in a few moments Mabel returned with a plate with what looked like a folded-over pie on it. The lower half was wrapped in a paper napkin. Shadow picked it up with the napkin and bit into it: it was warm and filled with meat, potatoes, carrots, onions. “First pasty I’ve ever had,” he said. “It’s real good.” (…)
“It’s good,” said Shadow. It was too, a savory delight wrapped in hot pastry. “They go straight to the belly,” said Chad Mulligan, patting his own stomach.

“American Gods”, Neil Gaiman

La mia ricetta devia un po’ da quella offerta da Mabel a Shadow. Ho scelto di replicare la mia prima pie, invece che la sua: un ripieno di pollo e porro, come nella vera tradizione gallese. Annaffiato con abbondante birra – ma non serve che ve lo dica!

meat pie
Chicken & leek meat pie ispirata ad “American Gods” di Neil Gaiman

Chicken & leek pie

Ingredienti (serve 4 persone):

100 g di pasta sfoglia
250 g di pasta frolla salata
2 porri di medie dimensioni
un petto di pollo
50 g di prosciutto crudo a dadini
20 g di burro
2 cucchiai di olio evo
2 cucchiai di farina
1/2 dado per brodo vegetale
1/2 bicchiere di panna
1 uovo sbattuto

Preparazione

Per il ripieno:
In una padella capiente antiaderente scaldate il burro e l’olio a fuoco medio.
Aggiungete il pollo tagliato a dadini e cuocete per 5-7 minuti.
Aggiungete il prosciutto e i porri tagliati a dadini. Cuocete per 5 minuti, o fino a che il porro non si sia ammorbidito.
Portate a bollore e aggiungete i due cucchiai di farina. Mescolate per circa un minuto.
Aggiungete il dado vegetale e la panna.
Portate a bollore, poi togliete dal fuoco.
Regolate di sale e pepe e lasciate raffreddare.

Per la pie:
Scaldate il forno a 180 °C.
Stendete la frolla salata a formare un rettangolo di circa mezzo centimetro di spessore.
Usate la frolla per foderare uno stampo per plumcake (di circa 21 cm di lunghezza), che avrete precedentemente ricoperto con carta forno.
Spennellate i bordi della frolla con l’uovo sbattuto.
Versate il ripieno preparato in precedenza e livellatelo all’interno della frolla.
Tagliate una striscia di pasta sfoglia della dimensioni dell’apertura dello stampo da plumcake e usatela per sigillare la pie.
Premete con i rebbi di una forchetta la giunzione tra le due paste.
Spennellate l’intera superficie della pasta sfoglia con il restante uovo sbattuto.
Infornate (è importante che il forno sia già molto caldo!) a 180 °C per 25-30 minuti, o fino a doratura.

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