Sulla legittimità del giudicare un libro dalla sua copertina

In un’Italia alla deriva in un mare di titoli, in cui il fenomeno dell’autopubblicazione ha messo alla portata di tutti la possibilità di mostrare la propria opera, scegliere cosa leggere diventa un’impresa sempre più difficile. Come destreggiarsi tra il nuovo fenomeno letterario, l’e-book che ha scalato le classifiche di Amazon, il fantasy che “i fan di Harry Potter stanno leggendo in questo momento”?

I lettori più sicuri di sé e dei propri gusti si iscrivono a gruppi Facebook specializzati in questo o quel genere, e chiedono consiglio agli altri accoliti. Il passaparola si dimostra senz’altro il metodo più efficace per scoprire nuovi autori, ma non è il solo. Altri lettori vengono fidelizzati da una casa editrice che abbia puntato su un catalogo molto specializzato: Acheron Books, Dark Zone, I.D.E.A., Gainsworth Publishing solo per citarne alcune.

Tuttavia, per un lettore che non avesse le idee così chiare e passeggiasse in una libreria (reale o virtuale), sarebbe del tutto legittimo scegliere un libro esclusivamente in base alla sua copertina. Del resto, la popolarità degli ashtag #booklover, #bookaholic, #instabook, #bookgram et similia ha trasformato i libri in elementi polifunzionali, preziosi oggetti di stile e design. Per farlo, ha messo le copertine in primo piano.

Copertine identiche per storie diverse

È appena uscito un nuovo titolo, ma vi sembra di aver già visto la cover da qualche parte. Potreste non sbagliare: gli editori acquistano il diritto all’utilizzo delle immagini da grandi agenzie che ne detengono i diritti, ma non ne hanno l’esclusiva. La soluzione in questi casi sarebbe di far realizzare copertine ad hoca illustratori di fiducia, rispettando così anche lo spirito del libro… Ma vista la mole di libri in attesa di pubblicazione e la carenza endemica di fondi, spesso le cose vanno diversamente. Forse vi sorprenderà scoprire che le copertine dei grandi e medi editori sono quelle più affette dal problema, e in particolare quelle di narrativa non di genere. Lascerei a voi trarre le dovute conclusioni, magari invitandovi a dare un’occhiata a chi raccoglie copertine identiche dal lontano 2011.

Fai-da-te a tutti i costi

Il fantasma delle copertine non infesta soltanto l’editoria tradizionale, bensì anche il self-publishing. Il mondo degli e-book autopubblicati è una fucina di orrori che farebbero scappare a gambe levate ogni possibile acquirente. Un florilegio di immagini a bassissima risoluzione, font che rendono la lettura incomprensibile, colori che cozzano gli uni con gli altri. Qui potrete ammirare le ultime vestigia di dinosauri del passato: Wordart, Paint, e persino i disegni a pastelli che i vostri genitori attaccavano al frigo.

I caduti nella battaglia contro le copertine sessiste

Non è ormai una sorpresa per nessuno che le donne leggano più degli uomini – ma forse vi sorprenderà scoprire che nemmeno il fantasy si discosta da questo andamento. Sono ormai passati (mi auguro) i tempi del maschilismo imperante, in cui il fantasy era scritto da uomini per uomini: quindi perché le copertine non si sono ancora discostate da questo imbarazzante passato? È difficile convincersi di avere a che fare con un’eroina emancipata, quando la copertina la ritrae in abiti succinti, in una posa più interessata a mettere in mostra le curve che l’abilità guerriera.

Jim C. Hines fa del suo meglio, ma deve lavorare su fianchi e pancia piatta.

A onor del vero, i libri che ammiccano a un pubblico femminile non si comportano meglio; presentandoci uomini a petto nudo e fanciulle svenevoli, con l’occasionale cavallo al tramonto. Sarebbe interessante studiare se una copertina sessualmente esplicita attiri l’attenzione di un potenziale lettore o lo repella. Credo scopriremmo qualcosa di interessante – e forse finalmente cadrebbe anche l’ultima giustificazione a questa ridicola abitudine.

Una nuova generazione di copertine

Una casa editrice americana da prendere a modello per la sua efficace integrazione di grafica, marketing e promozione online è senza dubbio Riverhead Books. La Riverhead Books ha tra i sui punti di forza copertine che rimangono impresse, grazie a Riverhead Design Lab – un laboratorio di design che integra contenuto, copertina e marketing facendo arrivare il libro al pubblico più adatto. Il risultato sono pubblicazioni indimenticabili e personalizzate, corredate da contenuti potenzialmente virali e in grado di espandersi nel mondo reale. Ogni copertina viene disegnata per veicolare tema del romanzo e attirare il suo pubblico ideale, nonché per essere replicata sugli oggetti più congeniali a tale pubblico: borsette o astucci, quadri, inserti di velluto o stampe in 3D. Il libro diventa un oggetto unico unitamente alla propria copertina, possiede una propria identità grafica intrinseca.

"The mothers" di Brit Bennet, edito da Riverhead Books.
“The mothers” di Brit Bennet, edito da Riverhead Books.
"Le madri" di Brit Bennett, edito da Giunti Editore
“Le madri” di Brit Bennett, edito da Giunti Editore

Purtroppo, tutto questo lavoro va perduto nel momento in cui sono acquistati i diritti di traduzione del romanzo. Mi sono chiesta se la scelta di cambiare una copertina di così evidente successo fosse dettata dalla volontà di presentare un prodotto più appetibile per il lettore italiano… Invece una breve statistica svolta tra amici e parenti ha fatto emergere una netta preferenza per le copertine originali della Riverhead Books. Se invece si tratta di un problema di soldi, la modifica di copertina ha ancora meno senso: perché non approfittare della pubblicità e della nomea già suscitata dalla copertina originale sui social media?

Dopotutto, se una copertina non riesce, da sola, a convincere un potenziale lettore – di certo è in grado di allontanarlo.

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