Incontro con l’editore: Sandro Ferri di Edizioni e/o
In occasione di un incontro organizzato dall’Associazione LABò di Milano (promosso e ospitato da Morellini Editore), ho avuto l’opportunità di scambiare qualche parola con Sandro Ferri, co-fondatore della celebre casa editrice Edizioni e/o, nonché persona di squisita gentilezza e grande disponibilità.
Di seguito vi proponiamo un video riassuntivo del suo intervento, seguito da qualche frammento dell’intervista che, per ragioni di spazio, non è stato possibile includere nel video.
Momenti di difficoltà
Morellini: E senti, invece, momenti di difficoltà – in cui hai pensato: “accidenti, abbiamo preso una strada sbagliata”, ce ne sono stati? Innanzitutto, con l’89, hai dovuto cambiare strategia… Ci sono stati altri punti di svolta della casa editrice?
Sandro Ferri: Mah, per esempio… Quando ci siamo messi a pubblicare gli autori americani. Gli autori americani, come probabilmente saprete, sono forse il frutto più ricercato e richiesto dell’editoria (parlo della narrativa), anche se poi non è che vendano più così tanto, soprattutto quelli letterari.
Quando uno entra in quel mondo lì, deve stare molto attento… Perché lì ci sono molti più soldi, ci sono degli agenti molto potenti, che se hanno un libro buono in mano non lo regalano di sicuro a nessuno! Cioè, cercano di tirarne fuori più soldi possibile. Scusate se parlo tanto di soldi – centrano!
Se siete qui dopo quarant’anni, è anche perché avete saputo far bene i conti!
E quindi sì, questo è stato un momento difficile. Infatti ci hanno sfilato diversi dei nostri autori – Pynchon, Alice Monroe, – che noi avevamo in qualche modo scoperto e sostenuto. Poi ci sono stati degli agenti che ce li hanno tolti per darli ad editori che pagavano molto di più. Quindi questo è stato un altro momento difficile, direi.
Anche perché, a volte, l’editore piccolo-medio di qualità svolge la funzione della piccola società di calcio rispetto allo squadrone. Che magari lancia il giovane promettente, che poi finisce nello squadrone. Tante volte questo è successo e succede… In in un certo modo, fa anche parte del gioco.
Fa parte del gioco, lo capisco, e sicuramente questo consente agli editori piccoli di nascere, di crescere per alcuni anni; perché gli editori grossi non possono fare alcuni autori esordienti, o autori africani, o autori di Paesi strani – perché vendono troppo poco per loro. Mentre per noi magari… Dipende dalla dimensione dell’editore, ma insomma, dalle 1000 alle 3000/4000 copie sono sufficienti per arrivare a un punto di pareggio. Insomma, possiamo fare più facilmente degli autori esordienti o di aree geografiche o di generi inesplorati. Tentativi, per così dire.
Ciò detto, noi siamo sempre stati contrari a questa divisione. Noi non abbiamo mai voluto farci soffiare gli autori! Non abbiamo mai accettato di buon grado che, dopo aver pubblicato uno o due libri di un autore, quello ci salutasse e se ne andasse.
Anche perché si stabilisce un rapporto.
Eh sì. Uno investe, fa fatica, ci crede, gli piace, e tutto quanto… Poi dispiace quando vedi… Il vil denaro… Poi, non è per il vil denaro. Spesso un autore, quando vuole andare dal grosso editore, crede (e spesso si illude, a dire il vero, perché non è così) di avere una distribuzione, una visibilità maggiore in libreria. Non è vero! Noi abbiamo avuto degli autori, che poi lavoravano anche con editori più grossi: noi ne vendevamo di più. Quindi, non è nemmeno vero quello – però quest’idea rimane.
Morellini dialoga con Sandro Ferri, LABò (Milano, 28 ottobre 2019)
La figura dell’agente
Morellini: Certo, la figura dell’agente è decisiva in questo, specie in ambito internazionale.
Sandro Ferri: Gli agenti stanno diventando una cosa più importante, prima in Italia non esistevano.
Ecco, se vuoi dire qualche parola su questo. Perché effettivamente direi, fino agli ultimi 6/7 anni, 10 anni magari, in Italia gli agenti non esistevano. E ora il panorama, sia per gli autori italiani che per quelli internazionali, è cambiato molto… In parte perché fanno un lavoro di selezione per i grandi gruppi (per forza, non riescono più a gestire la quantità di proposte che arrivano), ma in parte perché, anche nei confronti degli autori, fanno una primissima selezione. Se vuoi dire due parole anche su questo… È un tema che ogni tanto ricorre.
Sì… È un tema meno conosciuto, meno visibile, però, è qualcosa che sta diventando molto importante. Allora, mentre nei paesi anglosassoni, tradizionalmente, gli autori avevano (e hanno) quasi tutti un agente per rappresentarli nei confronti dell’editore; nell’editoria continentale (europea, non solo italiana: francese, tedesca) gli agenti fino a dieci anni fa erano inesistenti. C’erano dei casi rarissimi… Ma il rapporto era direttamente tra l’editore e l’autore. Allora, l’agente qualche pregio l’ha anche lui… A parte il riuscire a far fare più soldi all’autore. Nel 90% dei casi, purtroppo, si riduce a questo… Quindi, alla fine, in un rischio di bruciare l’autore, senza riuscire a farlo crescere negli anni. Magari l’autore gli ha dato il libro buono, allora l’agente va… Con in mano un libro buono, magari preso da un esordiente, e convoca i 4-5 grossi editori e gruppi, li mette intorno a un tavolo e gli fa fare l’asta.
Che diventa l’unico parametro di selezione.
Sì, e questo spesso brucia l’autore, perché magari questo ha scritto un libro bello, fa un grandissimo lancio, e poi non riesce più a seguire quel tipo di successo. Comunque, il problema degli agenti è che, siccome la loro ragione di essere è difendere l’autore…
Però, scusa se ti interrompo, vorrei spezzare una lancia in favore degli agenti. Svolgono una funzione buona anche per gli editori. Io personalmente apprezzo quegli agenti che comprendono le linee e i gusti dell’editore, e quindi sono effettivamente in grado di portare cose che sono già “preselezionate”. Questo devo ammettere che è una qualità che io riconosco all’agente. Poi, sì, c’è l’agente che manda le cose a caso, che non centrano nulla… Gli agenti con cui ci troviamo meglio, effettivamente, ci propongono un testo che è nei gusti, nella linea della casa editrice. Da questo punto di vista fanno da filtro, da selezione dei tanti manoscritti che vengono scritti. Questa è una qualità che, personalmente, mi sento di riconoscere al bravo agente.
Sono d’accordo. Questa è una funzione positiva che può avere l’agente, perché nella produzione sterminata che esiste, per l’editore avere un ulteriore filtro (un agente bravo, che non solo riesce a valutare. A volte alcune agenzie offrono servizi di editing, quindi lavorano su testi, possono aiutare l’autore in quello) può essere utile. Soprattutto se l’agente è in grado di discriminare su cosa vada bene a un editore o a un altro, questo sì.
Soprattutto penso per gli esordienti. È chiaro che, per autori già affermati diventa inevitabilmente il solo gioco dell’asta. Ma sugli esordienti, effettivamente…
Morellini dialoga con Sandro Ferri, LABò (Milano, 28 ottobre 2019)

A uno dei più celebri titoli di Edizioni e/o, “Cassandra” di Christa Wolf, abbiamo recentemente dedicato un articolo. Cosa aspettate a dare un’occhiata al loro catalogo?
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