“Alkalina”: una nuova rivista per la speculative fiction

Alkalina” è una rivista giovanissima con una missione chiara: mettere in luce il potenziale del racconto breve. E lo fa nel nostro territorio di competenza, ovvero la narrativa speculativa (speculative fiction), quell’ultragenere che combina tensione letteraria e immaginazione fantastica: non potevamo che accettare quando la redazione di Alkalina ci ha contattate per una collaborazione!

Abbiamo quindi avuto il piacere di leggere i sei racconti racchiusi nel secondo numero della rivista, e notare in prima persona la varietà e il dinamismo di tante nuove penne italiane. Il progetto ci ha incuriosite a tal punto che abbiamo deciso di chiedere ai creatori di Alkalina la possibilità di un’intervista, che essi ci hanno gentilmente concesso.

Ma lasciamo la parola a loro!

Conosciamoci meglio: chi sono le persone dietro la rivista? Che competenze portate dai vostri percorsi individuali?

Le facce sono su https://www.alkalina.net/chi-siamo, ma in breve siamo quattro amici con il comun denominatore della narrativa di genere. Nel particolare M. e Massimiliano sono entrambi nati con il tarlo dello scrittore; Nemo, oltre ad essere un lettore accanito e scrittore amatoriale, è anche un patito di media narrativi, sotto qualsiasi forma essi si presentino, ed Emanuele è il nostro businessman e tuttofare. Le competenze (scolastiche e accademiche) nel gruppo sono varie ed eterogenee, ma quelle che sono più interessanti sono le differenze nelle varie sensibilità – che sono anche poi quelle che ci aiutano a valutare i vari racconti e stabilire una linea editoriale.

Cos’è “Alkalina” e cosa vi ha spinto a crearla? 

Alkalina è una rivista di genere per autori emergenti. L’idea è nata a fine 2019 quasi per scherzo, vista un po’ la pochezza del panorama italiano in questo senso, unito al desiderio di fare noi stessi qualcosa per la narrativa. Riviste per racconti brevi in Italia esistono, sia chiaro, ma rispetto al mercato anglofono c’è davvero poca scelta. Un altro motore dietro ad Alkalina è l’amore per il racconto breve, che in Italia è davvero una merce difficile, ma che riteniamo abbia un potenziale espressivo enorme. Siamo indipendenti e ci autofinanziamo, senza per questo chiedere ai nostri autori di lavorare gratis, anzi, uno dei punti cardine è di pagare i racconti per parola (e non in visibilità). Questa chiaramente è una sfida, ma il messaggio che vogliamo dare è chiaro: se possiamo farlo noi che siamo dei nessuno, potrebbero (e dovrebbero) farlo tutti.

Cosa distingue “Alkalina” da altre riviste di natura antologica dedicate al fantastico?

Come prima cosa: non siamo legati solo al fantastico! Quello che ci distingue, oltre alla varietà di generi che compongono le nostre raccolte (ad esempio fantascienza, fiabesco, horror), è il nostro approccio. Oltre ad autofinanziarci e pagare tutti i nostri autori, collaboriamo strettamente con questi ultimi durante le nostre proposte di editing, perché siamo convinti che il processo per migliorare e rendere al massimo un racconto non sia unidirezionale, ma venga dal costante dialogo (e dalle nostre infuocate discussioni interne). 

In base a quali parametri selezionate i racconti che entreranno in un numero della rivista? Decidete in anticipo il tema cardine, o in funzione dei racconti che arrivano?

Dipende. Ci piace tenere un po’ i nostri autori e lettori sulle spine, non vogliamo essere o pubblicare sempre la stessa cosa. Per alcuni numeri abbiamo avuto un tema (ad esempio, abbiamo preso unicamente racconti di genere fantasy per il secondo numero) e in futuro riproporremo altre idee. Ma la costruzione “normale” di un numero è basata sulla selezione del materiale che gli autori ci inviano. Abbiamo una linea guida sulla grandezza standard che vogliamo ottenere per ogni numero – essendo una rivista, e non un’antologia – che si aggira sui cinque-sei racconti. Con quanto ci viene inviato selezioniamo i racconti che per noi sono meritevoli e discutiamo come pubblicarli. La varietà ci piace; il primo numero ad esempio apriva in maniera molto forte con la fantascienza, complice anche la copertina, ma aveva in sé anime molto diverse. Questo a volte può essere un po’ destabilizzante o dare l’impressione che manchi una linea editoriale precisa, ma in realtà l’effetto è voluto. Il racconto breve aiuta anche a espandere i propri orizzonti di lettura.

Quanto è breve un racconto breve? Inferiore alle 60 000 battute?

Perdonate la pignoleria, ma noi ci orientiamo meglio con le parole. Sono un numero più umanamente comprensibile! Il nostro “limite” di lunghezza è sulle 6000 parole, che in media sono circa 36.000 battute. Va da sé che questo è un limite del tutto arbitrario, una scelta editoriale. Quello che ci interessa è che costringe alla sintesi.

Ultimamente molte case editrici si stanno muovendo verso l’idea di pubblicare queste forme di narrazione. ERIS Edizioni, per esempio, ha recentemente annunciato una nuova collana dedicata proprio al racconto breve.

Non eravamo a conoscenza dei Tardigradi di ERIS Edizioni, ma ci ha fatto molto piacere leggere il loro manifesto. E condividiamo molto il discorso che fanno citando come il racconto sia stato progressivamente “assorbito o stiracchiato nel romanzo breve”.

Magari – e ce lo auguriamo – vedremo nel futuro prossimo un rinascimento di questo tipo di formato. Ci sono anche altri colleghi, nel mondo di internet e delle CE medio-piccole, che hanno progetti del genere. In questo senso è arrivato un aiuto inaspettato anche dal mercato dello streaming (i corti d’animazione di Love, Death and Robots, su Netflix, sono un esempio di narrativa breve).

I semi per un cambiamento in positivo ci sono, ma non si può negare che il racconto breve sia molto trascurato. Il mercato privilegia il libro – meglio ancora se ha “potenziale seriale” da estendere all’infinito. Una raccolta di storie brevi è davvero difficile da proporre a meno di non essere già scrittori affermati. 

Un altro perché a cui vogliamo rispondere riguarda i contenuti: non ci interessa solo il formato, ma anche dal bisogno di una letteratura che riprenda quella che molti chiamano la “Golden Age of Fantasy and Scifi”, che in Italia è stata proposta dai celebri volumetti di Urania. Ci interessano tutti i generi con un elemento speculativo: fantastico e fantascientifico, ovviamente, ma anche horror, new weird, realismo magico, steampunk, surreale e slipstream; tutto ciò che vive “nelle intersezioni” e che chieda a lettori e scrittori di entrare in una realtà diversa dal normale.

Vorremmo essere una finestra su questi mondi alternativi, dando scorci brevi, magari fugaci, eppure profondi e memorabili. Abbattendo anche quel discutibile pregiudizio (che secondo noi è ancora molto sentito) per cui la letteratura di genere sarebbe per forza una “letteratura bassa”.

Potete darci qualche anticipazione sul prossimo numero?

Il numero 3 è al momento in lavorazione, sarà aperto a qualsiasi genere, e non vediamo l’ora di portarvelo! Per il momento possiamo rivelare che ci sara’ il racconto di una scrittrice che abbiamo pubblicato in precedenza, con cui siamo sempre felici di collaborare. Pensiamo che questo ritorno sia entusiasmante anche per i nostri lettori. Detto questo la natura del numero non è ancora decisa: la finestra per l’invio dei racconti è ancora aperta e tutte le informazioni sono sempre sul nostro sito.

Autori e autrici in ascolto, che state aspettando? Inviate i vostri racconti, sperimentate con lo stile e con i generi!

Grazie alla redazione per aver risposto alle nostre molte domande. Ricordiamo che i primi due numeri della rivista sono acquistabili sia in formato digitale che cartaceo sui maggiori store online.

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