Pseudonimi: nuove tendenze in arrivo per gli autori
Ultimamente ho letto alcuni articoli che parlavano degli pseudonimi degli scrittori e delle loro nuove tendenza, neanche fosse una moda.
I motivi per cui uno scrittore ricorre a uno pseudonimo sono tanti, diversi, variegati, di gradi di serietà mutevoli e dipende, a quanto pare, dal periodo storico.
C’è chi è un professionista in una altro settore (scienza, medicina, etc.) e semplicemente non vuole mischiare i due differenti tipi di pubblicazioni. Mi viene in mente la signora Licia Troisi, famosa scrittrice di fantasy. Le sue pubblicazioni scientifiche (è un’astrofisica) sono sotto tutt’altro nome (quello vero). Oppure ricorrono a uno pseudonimo perché il nome è oggettivamente poco accattivante, e l’editore – o chi per esso – consiglia un leggero cambio. In questo caso ci sono anche moltissimi attori che sono ricorsi a uno pseudonimo: Bud Spencer e Terence Hill, Madonna, Nicolas Cage, Whoopi Goldberg, Davie Bowie… e via dicendo.
Ci sono anche autori che scrivono a più mani e per evitare “problemi di marketing” o per arrivare più facilmente ai lettori, optano per un nome comune. Porto ad esempio le CLAMP, noto gruppo di mangaka giapponesi, un gruppetto di donne fantastiche che per anni si è nascosto abilmente dietro l’acronimo delle loro iniziali.
Infine c’è l’annosa questione del sesso dell’autore.
Tutte le sorelle Brontë hanno scritto i loro libri sotto pseudonimo, come George Eliot, ovvero Mary Anne, e George Sand, alias Amantine Aurore Lucile Dupin. Ma quelli erano altri tempi, dove le donne potevano appena respirare senza permesso.
Ma in tempi anche più recenti la questione non è cambiata molto: nei vicini anni ’90 la cara J.K. Rowling si è sentita dire dal proprio editore che, forse, i ragazzi non avrebbero apprezzato che i libri fossero scritti da una donna. Meglio utilizzare un espediente e “nascondere” il nome dietro lettere puntate. In questo caso è stato un segreto di pulcinella, subito scoperto.
Ma l’utilizzo di nomi maschili o, ancora meglio, neutri (beati inglesi e la loro lingua) si è diffuso a macchia d’olio: Sophie Kinsella, conosciuta all’anagrafe come Madeleine Sophie Wickham; Sveva Casati Modignani, ossia Bice Cairati e infine Elena Ferrante, che per anni ha tenuto banco con il segreto della sua vera identità (Anita Raja).
Pure, a quanto pare, i tempi cambiano e i pregiudizi con loro.
Secondo i giornali c’è una nuova tendenza, che vede gli scrittori di thriller e gialli abbandonare i propri nomi mascolini per passare a delicati pseudonimi femminili.
Anche qui i motivi sono diversi: alcuni dicono che sia perché le scene cruente descritte in gialli e thriller siano interpretate in maniera differente se scritte da un uomo o da una donna. Insomma, se un uomo è troppo “crudo” nell’infliggere dolore alle vittime della propria opera si potrebbe avere il dubbio che abbia qualche problema nella vita reale.
Onestamente mi sembra assurdo ma, ehi, ci saranno stati professionisti del sondaggio dietro queste rivelazioni…
Un dato forse molto più veritiero potrebbe essere che i lettori forti, in quasi ogni Paese, sono le donne e quindi sia una svolta commerciale.
Secondo un’indagine Istat 33 milioni di italiani non ha aperto nemmeno un libro nel 2016 e sono nella maggior parte dei casi maschi (le «non lettrici» superano il 50% solo nella fascia over 65 anni, mentre i «non lettori» sono il 62-66% fra i 25 e i 74 anni (fonte: Corriere della Sera).
Insomma, tanti motivi e tante tendenze, ma la moda degli pseudonimi non passa, semplicemente si adatta a tempi e nuovi stereotipi.
E voi, cosa ne pensate? Trovate utile questa pratica?
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