La piccola editoria del fantastico

Il settore editoriale italiano è notoriamente polarizzato: le grandi case editrici (quelle con una tiratura complessiva superiore al milione di copie) rappresentano solo il 2,5% del totale, ma sono sovrarappresentate non solo in libreria, bensì anche sui social media, nelle classifiche, nelle biblioteche. Del resto, una grande casa editrice pubblica in media oltre 700 titoli all’anno (contro i 50 e 240 titoli di un piccolo e medio editore, rispettivamente). La potenza di fuoco di una grande casa editrice, sia in termini di distribuzione che di visibilità, non è certo paragonabile a quella dei suoi competitor più ridotti: ma ciò non significa che le case editrici più piccole siano meno dignitose o interessanti.

Micro, piccola e media editoria

Parliamo di micro, piccola e media editoria per case editrici con tiratura inferiore alle 5.000 copie, 100.000 copie e sotto il milione di copie, rispettivamente. È evidente che questa distinzione è puramente formale, e non rappresenta in alcun modo un giudizio di valore sulle opere pubblicate. Tra le micro (più del 50%) e le piccole case editrici (circa il 37% del totale), coesistono realtà che effettuano selezioni mirate, investono sulla crescita di nuovi talenti, e pubblicano poche opere estremamente curate in tirature relativamente elevate; insieme a case editrici che pubblicano una miriade di titoli, puntando su piccole vendite.

Essendo ben nota l’avversione della grande editoria per il genere fantastico (al netto di alcune collane di Mondadori, di Sperling-Kupfer e del gruppo Mauri-Spagnol), non sorprende scoprire che la stragrande maggioranza delle case editrici che pubblicano romanzi fantasy, horror, weird e di fantascienza si annoverino proprio tra gli editori di piccole e medie dimensioni. Sono queste realtà a fare il lavoro di scoperta di nuovi talenti, a pubblicare opere rischiose per tematiche e innovazioni stilistiche: è grazie ad esse se il fantastico in Italia sta vivendo una nuova primavera, se esiste ancora la narrativa breve, se possiamo parlare di bibliodiversità.

Bibliodiversità editoriale: realtà o utopia?

Con il termine bibliodiversità intendiamo la pluralità di prodotti disponibili al lettorato italiano: testi provenienti da ogni parte del mondo, scritti da penne appartenenti a diversi generi, etnie, orientamento sessuale, religione, ceto sociale. Una ricchezza che consente di entrare in relazione con immaginari differenti, e a ciascunə di trovare il libro di cui ha bisogno.

Certo, forse la realtà non è proprio così felice. Come scrivevo sopra, le grandi case editrici monopolizzano spazio e attenzione con i propri titoli. Nella pratica, questo significa che la gran parte del lettorato fantastico si affida esclusivamente al catalogo di queste realtà, per forza di cose parziale rispetto alla varietà di opere in circolazione e spesso poco rappresentativo delle discussioni interne al genere (per esempio in merito alla richiesta di rappresentazioni più intersezionali, all’onnipresenza di relazioni tossiche, e alla necessità di alternative al conflitto narrativo di natura violenta). Nel migliore dei casi, la stanchezza dopo l’ennesima lettura problematica si traduce nella scoperta di titoli alternativi; nel peggiore, all’abbandono del fantastico.

Incontrare la piccola editoria

È senza dubbio difficile incontrare la piccola e media editoria gironzolando in una libreria di catena o in biblioteca, a meno che non si partecipi a un “incontro con l’autorə” o a un firmacopie. Ancora più difficile imbattersi in titoli pubblicati da piccole case editrici su Instagram e TikTok, sia perché agli editori stessi mancano spesso le risorse e le competenze per creare delle campagne di marketing adeguate, sia perché i titoli che garantiscono alle content creator numeri maggiore sono quelli che fanno riferimento a opere già popolari.

Di conseguenza, il modo migliore per avvicinarsi alla piccola editoria è partecipare alle fiere del libro. Per esempio, a inizio novembre si tiene la Fiera della Microeditoria di Chiari, già arrivata alla ventunesima edizione: chi ama il fantastico potrà trovare tra i suoi ranghi Edizioni Il Ciliegio, Fucine Editoriali, Gallucci Editore, PAV Edizioni, Zephyro Edizioni.

Alla milanese Stranimondi di ottobre si incontrano le piccole case editrici del fantastico: Gainsworth, Edikit, NeroPress Edizioni, Dark Zone, Delos Digital, Hypnos, Kipple Edizioni, Eterea Edizioni, Future Fiction, Saga Edizioni, cliquot, Tabula Fati, Lumien, Zona42, Moscabianca edizioni, Acheron Books, Watson edizioni, Abe Editore, Alcatraz, Lettere elettriche…

Alcune di queste approdano anche al Salone del Libro di Torino, dove fanno compagnia alle (poche, pochissime) case editrici di medie dimensioni, come Eris Edizioni. E soprattutto approdano alla manifestazione romana Più libri più liberi, festival dedicato proprio alla piccola e media editoria.

La piccola editoria a casa

È ovvio che non abbiamo tuttə la possibilità di partecipare a fiere di settore per conoscere nuovi titoli. Quindi che si fa? Beh, una prima soluzione sarebbe seguire i profili social e i siti internet delle case editrici che ho citato sopra: la maggior parte di esse vende direttamente al pubblico tramite un e-shop, o si affida alla grande distribuzione (Messaggerie o Amazon) per recapitare i propri titoli.

Per chi proprio non sa da che parte cominciare ad approcciare questo vasto mondo, esistono le box di Romanzi.it. Questa startup collabora con librerie di tutta Italia per selezionare case editrici di valore e strutturare delle box dal contenuto a sorpresa: ogni box è dedicata a una casa editrice indipendente e contiene 2 o 3 romanzi, una rivista letteraria in edizione speciale, il brand magazine Blurb! e un segnalibro con l’invito per un incontro online con l’editore. Perché non date un’occhiata a quella di cliquot?

Box 11 di Romanzi.it - Cliquot

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Noi siamo convinte che nei cataloghi della piccola e media editoria si nascondano delle perle rare, e che parte del piacere di leggere sia riuscire a scovarle. E parlarne ad altrə: il passaparola resta la migliore strategia per decretare il successo di un’opera (spesso collegato a doppio filo alla sopravvivenza di piccole realtà editoriali, oltre che alla possibilità di crescita di unə autorə).

Quindi, cosa aspettate a intraprendere questa caccia al tesoro nella bibliodiversità?

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