Weird: tra inquietudine, stranezza e brivido

Per alcun* è uno dei sottogeneri dell’horror, per altr* è una costola della fantascienza, altr* ancora lo riconducono al fantasy… Cos’è il Weird? Se è un sottogenere, è abbastanza importante da meritarsi un festival tutto per sé (“Libri da Yuggoth”, Milano). Se invece è un genere a sé stante; da dove deriva, e a chi afferisce?

Prima cosa da sapere sul Weird: al Weird le regole non piacciono. Non segue le regole aristoteliche: inizia e non finisce. Non segue un ordine cronologico: gioca con il tempo e lo spazio. Forse è questo suo lato rivoluzionario a renderlo particolarmente fecondo e affascinante e, in definitiva, a spiegare l’incredibile popolarità che ha conquistato in tutto il mondo negli ultimi anni.

Da dove nasce il Weird?

Possiamo tracciare la storia del Weird dai maestri del brivido H.P. Lovecraft e Lord Dunsany e nella weird fiction degli inizi del XX secolo (con illustri nomi quali W. H. Hodgson, C. Aston Smith e A. Blackwood). Il nome di Lovecraft è più frequentemente associato all’horror, ma la sua elezione a capostipite del Weird ci fornisce un inaspettato collegamento – che potrebbe chiarire le origini del Weird stesso. Scrive infatti di lui T. Todorov nel suo “La Letteratura Fantastica”:

Per Lovecraft, il criterio del fantastico non si situa nell’opera, bensì nell’esperienza particolare del lettore, e questa esperienza deve essere la paura.

“La letteratura fantastica”, T. Todorov

Di certo molte storie Weird fanno anche paura, ma non sembra un parametro sufficiente. Tanto più che il fatto che qualcosa faccia o meno paura, è delegato al sangue freddo di chi legge (che dovrebbe quindi essere arbitro dell’elemento fantastico). 

Anche a Todorov questa definizione sta stretta, perciò nel saggio prosegue a indicare nell’ambiguità il motore del fantastico: l’inquietudine non è data dalla presenza di elementi paurosi, quanto dalla compresenza di possibile e impossibile.

Il fantastico dura soltanto il tempo di un’esitazione: esitazione comune al lettore e al personaggio, i quali devono decidere se ciò che percepiscono fa parte o meno del campo della “realtà”, quale essa esiste per l’opinione comune. Alla fine della storia il lettore, se non il personaggio, prende comunque una decisione (…). Se decide che le leggi della realtà rimangono intatte e permettono di spiegare i fenomeni descritti, diciamo che l’opera appartiene a un altro genere: lo strano. Se invece decide che si debbono ammettere nuove leggi di natura, in virtù delle quali il fenomeno può essere spiegato, entriamo nel genere del meraviglioso.

“La Letteratura Fantastica”, T. Todorov

Inquietudine e realtà nel Weird

L’apparizione del termine strano (weird, appunto) in questo contesto è davvero una strana coincidenza… Se di coincidenza si può parlare. In effetti, in genere il Weird non altera le regole della realtà (come invece fa, per esempio, il fantasy). L’inquietudine che ne rappresenta la cifra distintiva è infatti tale proprio perché si innesta nel quotidiano, nello scontato. 

Questa inquietudine, però, è spesso lasciata irrisolta e inspiegata – proprio perché quelle messe in mostra dal genere sono narrazioni volte a scardinare le illusioni sulla presenza di un ordine rassicurante nella realtà. 

Il Weird si dimostra quindi un genere distruttivo, più interessato a illustrare paradossi e debolezze di ciò che percepiamo come naturale, che a offrire soluzioni.

Tornando a Todorov, è come se il Weird avesse abbracciato un’identità sospesa, il fantastico, lasciandola irrisolta. Ciò inevitabilmente rende questo un genere liminare: può infatti prendere in prestito elementi all’apparenza incompatibili dai diversi sottogeneri del fantasy e da fantascienza e horror, e creare qualcosa di originale e inedito.

Di conseguenza, il Weird risulta essere un’esperienza fortemente personale. È difficile individuare correnti, perché in questo calderone cadono storie anche radicalmente differenti per tono, contenuti e temi. Forse la sola degna di nota è il New Weird, a cui spesso viene attribuita un’affinità con il fantasy (e infatti l’abbiamo inclusa nella nostra Guida!) – ma che viene altresì considerata come un’attualizzazione del Weird stesso, un modo per rinnovare il genere e adattarlo a rappresentare le inquietudini della contemporaneità.

Le voci del Weird in Italia

Come che sia, sembra che questo sia un ottimo momento per il Weird in Italia. Gli autori abbondano: Luigi Musolino, Lucio Besana, Francesco Corigliano, Pietro Guriello, Giuseppe Lippi, Gianfranco De Turris, Massimo Tassi, Claudio De Nardi…

Questo fermento è supportato dal lavoro di ottime case editrici, che propongono tanto il recupero di opere di nicchia, quanto nuove penne del panorama contemporaneo italiano e mondiale.

Edizioni Hypnos, per esempio, presenta un catalogo variegato in cui al folklore italico e all’umorismo (“L’anno delle volpi” di C. Demicheli) si accostano opere in cui l’inquietudine è frutto di incapacità di adattamento o eterotopia (l’uomo che non sa riconoscersi nel mondo che abita, tema ricorrente negli scritti di Musolino e Besana).

Agenzia Alcatraz porta in Italia il Weird belga, rendendo accessibili le opere di una vera e propria scuola del fantastico e del bizzarro molto attiva negli anni ’60-’70.

Il Weird è un po’ più nascosto nel catalogo di Zona42, ma siamo qui per svelarvi l’esistenza di un color code nella collana di novelle 42 Nodi: cercate le copertine fucsia (potreste imbattervi in “Pellegrino è l’universo” di L. Bianchi). O, se volete spingervi ancora più in là, quelle arancioni: riuniscono le opere “inclassificabili” (parola dell’editore!), come “Il lettore dell’acqua” di S. Tebaldi. Ma cosa ci sarà di più strano del Weird?

Se lo scopriremo, sarà materiale per un altro articolo!

Questo articolo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di coloro che hanno avuto la pazienza di rispondere alle mie domande durante il festival. Grazie ad Andrea Viscusi, Andrea Gibertoni, Andrea Achille Vaccaro e Lorenzo Bianchi per avermi messa a parte della vostra visione del Weird!

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