Il fantastico italiano e la sua community

Lo scorso fine settimana, come ormai tradizione da qualche anno, siamo state ospiti alla fiera del fantastico a Milano, Stranimondi.
Stranimondi resta una delle nostre occasioni di incontro preferite, e il fatto che abbia ormai compiuto dieci anni la rende anche la più longeva fiera di questo tipo in Italia.

Quale luogo migliore per condurre un sondaggio dedicato al fantastico italiano e la sua community?
Abbiamo quindi chiesto a un po’ di case editrici amiche di esporre un cartoncino con un codice QR, che rimandasse a un questionario anonimo – dedicato nello specifico a chi il fantastico lo scrive.

La prima sorpresa è stata che, nei due giorni della fiera, abbiamo raccolto solo una ventina di risposte. Molte volte, quando abbiamo invitato le persone in giro per gli stand a partecipare, abbiamo ricevuto la risposta “Non scrivo, sono esclusivamente unə lettorə”. Per anni la nostra percezione riguardo a Stranimondi è stata che fosse una fiera da e per addetti ai lavori: questo ribaltamento nel tipo di pubblico, nettamente più giovane rispetto ad anni passati e composto in buona parte da gente che legge, fa davvero ben sperare per il futuro.

Per avere una statistica più adeguata, abbiamo poi girato il questionario sui social media, in particolare su Instagram e su due gruppi Facebook (“Ultima Pagina” e “Scrittori & Lettori Fantasy”). Il totale di risposte ricevute è 44.

Identikit di chi scrive fantastico in Italia

La prima sezione del questionario è stata dedicata a individuare un profilo tipo di chi scrive fantastico in Italia e partecipa alle community a esso dedicato (siano esse piazze digitali o fiere). Ci siamo concentrate su età, genere, tipo di pubblicazione (tradizionale, indie, aspirante) e sottogenere letterario di riferimento.

La prima indicazione degna di nota è la netta maggioranza di donne tra chi ha risposto al questionario. Considerando che il fantastico è stato ritenuto per decenni appannaggio maschile, questo dato appare rilevante – e probabilmente in linea con quello, già noto, che vede nelle donne la maggioranza del lettorato. Altrettanto interessante il dato relativo all’età dei partecipanti al sondaggio: circa il 60% ha meno di 35 anni.

Per quanto riguarda i generi di riferimento, il fantasy spadroneggia – ma il dato potrebbe essere stato falsato dalla presenza del questionario in una pagina dedicata specificamente a questo genere (“Scrittori & Lettori Fantasy”). Resta comunque interessante la presenza decisa di esponenti del Weird e del Gotico, il primo un genere quasi del tutto sconosciuto fino a pochi anni fa; e il secondo un genere talvolta ritenuto scomparso con l’avvento del nuovo secolo.

Percezione del percorso editoriale per chi scrive fantastico in Italia

Nella seconda sezione, abbiamo chiesto allə partecipanti di ripensare al proprio percorso editoriale e definire (in una scala di 5 punti tra “molto difficile” e “molto facile”) come è stato orientarsi nella filiera del libro. Riassumiamo di seguito i risultati:

  • Identificare case editrici adatte al proprio romanzo: mediamente facile o molto facile;
  • Presentare il progetto agli editori (pitch, sinossi, scheda, email…): mediamente difficile;
  • Valutare il contratto proposto dalla casa editrice: tra normale e difficile;
  • Identificare e contattare figure professionali per il proprio testo (editori, cdb): mediamente facile o molto facile;
  • Identificare e contattare figure professionali per contenuti sensibili (sensitivity readers): difficile o molto difficile;
  • Identificare e contattare figure professionali per grafiche e illustrazioni (copertine, fanart…): tra normale e facile;
  • Supportare la vendita del libro con una presenza online (sito, blog, social): difficile o molto difficile;
  • Organizzare eventi/presentazioni dal vivo e online: difficile o molto difficile;
  • Identificare e contattare blogger per collaborazioni: tra normale e difficile;
  • Identificare gruppi di scrittura per avere feedback critici tra autorə: tra normale e facile;
  • Fare rete con altrə autorə che scrivono il medesimo genere: tra normale e facile.

Al termine di questa sezione abbiamo incluso due domande aperte, dedicate esplicitamente a chi ha già pubblicato (indie o con pubblicazione tradizionale).

Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare prima della pubblicazione?

Per molte persone, l’ostacolo maggiore è stato di natura intima: “Credere in me stessa”, “Giudicare il mio livello di scrittura e se fosse adatto alla pubblicazione”, “Riuscire a convincermi che il libro era veramente finito”, “Trovare il coraggio di affrontare un genere”, “Convincermi che scrivevo decentemente”, “Capire come muovermi in modo professionale”.

Per altre, il problema è stata la scrittura vera e propria: “Portare il romanzo a compimento”, “Scrivere e revisionare”, “L’editing”, “Capire cosa non funzionava nei miei precedenti racconti rifiutati”, “Gestire il tempo per completare la stesura”, “Stare dentro i parametri del target” o la scelta del percorso da intraprendere: “Capire il percorso più adatto a me e di chi potevo affidarmi durante tutta la pubblicazione”.

Non sono mancate le difficoltà di interfaccia con le case editrici: “Scrivere una sinossi efficace”, “Strutturare la proposta di pubblicazione”, “Trovare CE interessate”, “Superare il muro di selezione”, “Ottenere attenzione dagli editori”, “Riuscire a identificare la “bolla” e le case editrici di riferimento, e poi entrarci”, “Valutare i contratti”.

Per finire, le difficoltà tecniche: “Il piano di marketing”, “Scegliere gli strumenti da utilizzare, intesi come comprensione e raggiungimento degli standard tecnici richiesti per la produzione del .pdf e del formato .epub”.

Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare dopo la pubblicazione?

In questo caso, ben il 77% delle risposte riguarda promozione e marketing, bestia nera tanto per autorə con pubblicazione tradizionale che per Self: “Far arrivare il libro oltre la mia cerchia stretta di lettori”, “Pubblicizzarmi”, “Il marketing, trovare il modo di generare interesse senza diventare troppo pesante e quindi scatenare l’effetto contrario”, “La promozione. Prende troppo tempo ed esige una formazione e propensione che non ho”, “Una campagna pubblicitaria adeguata”, “Mantenere vivo l’interesse per il libro”, “Trovare lettori e lettrici che mi dessero fiducia”, “Farmi conoscere da potenziali lettori e lettrici”, “La pubblicità e la presenza sui social”, “Gestire la promozione, soprattutto quella dal vivo”.

Per altre persone, le difficoltà maggiori sono di natura intima: “Affrontare la paura dei pareri negativi”, “Ricominciare a scrivere con spensieratezza” o legate al proprio percorso in senso più ampio: “Dare continuità e arrivare a pubblicare di nuovo”, “Scrivere qualcosa di nuovo che sia di pari valore o superiore”.

Percezione del fantastico in Italia

Abbiamo dedicato la terza sezione alla percezione del fantastico italiano da parte di chi lo scrive. In questo caso, abbiamo chiesto allə partecipanti la loro opinione riguardo a diverse affermazioni (in una scala di 5 punti tra “1-completamente in disaccordo” e “5-completamente d’accordo”).

  • Un numero crescente di lettorə italianə sta approcciando il genere fantastico: netto accordo;
  • Il fantastico italiano è in fase di crescita: netto accordo;
  • Il fantastico italiano sarebbe oggetto di interesse all’estero: netto accordo.
  • La qualità del fantastico italiano è comparabile a quella della produzione anglofona: opinioni contrastanti, come puoi vedere dai dati qui sotto:

Credi che il fantastico italiano possa vantare un livello di professionalizzazione pari a quello straniero?

Come ci aspettavamo, questa domanda è stata molto divisiva! Riportiamo alcune delle risposte più discorsive:

  • Sì, perché…
    • Sì, perché presenta delle potenzialità e degli elementi di miglioramento e di crescita per poter raggiungere il livello di professionalizzazione del fantastico straniero;
    • Sì, perché non vedo motivo per cui la qualità di un autore in un genere debba dipendere dalla lingua che parla
    • Il fantasy italiano è molto studiato e scritto bene quindi secondo me è allo stesso livello di quello estero e spero che anche i lettor* e gli editori lo capiscano un giorno.
    • Sì perché non abbiamo nulla in meno degli altri
    • Sì, perché ci sono autorə e figure professionali editoriali preparate e specializzate. Forse le agenzie potrebbero avere bisogno di un aiuto ulteriore per arrivare allo stesso livello.
    • Si perché sia il materiale locale sia le conoscenze sono condivise e le abilità e capacità degli autori non sono da meno
    • Leggo autrici e autori italiani pubblicati da piccole CE o in forma indipendente e, se messi a confronto con i grandi nomi che imperversano nei gruppi fantasy, non hanno nulla da invidiare. A parte la possibilità di trovare gente disposta a leggere senza pregiudizi.
    • Non vedo perché no, ci vorrebbe un po’ più di impegno dagli editori ma il sottobosco di autori bravi è fitto.
    • Credo che ci siano realtà (medio-piccole, principalmente) che lavorano in maniera ottima per portare il fantasy italiano ai livelli di quello straniero.
    • Sì, abbiamo degli ottimi autori che scrivono storie nuove e originali
    • Sì, perché negli ultimi anni sta crescendo molto la consapevolezza riguardo alla scrittura come professione e molti più autori e piccole CE prestano attenzione alla qualità del testo a tutto tondo.
    • Sì ma rimane offuscato perché le case editrici preferiscono tradurre che investire negli autori italiani
  • Quasi, perché…
    • Non ancora. Manca consapevolezza negli autori stessi.
    • Sì, ma a condizione di assumere una sua identità più precisa
    • Abbastanza, nel senso che spesso si leggono cose atroci ma spesso si trovano opere fantastiche! Cosa che accade penso in tutto il mondo
    • Penso possa vantarlo la piccola/media editoria, ma non la grande. Persiste ancora una stigma sul genere e quindi sono meno propensi a investire. E se lo fanno, non gli prestano le attenzioni che riservano ad altri generi
    • Sì in alcuni casi e per alcune realtà, che stanno pubblicando ottimi romanzi, ma non ancora a livello più generale. Sembra che ci sia tanto amichettismo e che manchino opportunità e sostegno per chi è fuori da certi circoli. C’è andhe un po’ di appiattimento per stile e approcci.
    • Credo che ancora non sia allo stesso livello di quello straniero ma che abbia fatto passi avanti ENORMI negli ultimi anni. Le penne fresche ci sono ma molte sono ancora acerbe e le tematiche esplorate sono ancora quelle classiche (mi piacerebbe vedere in italiana un fantastico più queer e più femminista)
    • Si a livello di competenza degli autori. No a livello di competenza degli addetti ai lavori nelle case editrici di spicco
  • No, perché…
    • No, salvo rare eccezioni si rivolge ancora a un bacino ristretto e questo fa sì che autori e autrici all’interno del mercato siano ancora principalmente “consumatori”
    • No. Manca un intero apparato “critico”, mancano percorsi professionalizzanti, c’è un vuoto di un decennio di produzione ed elaborazione che verrà colmato col tempo. Un po’ come un’AI la scena è stata per molto tempo lasciata a parlare da sola e questo ne ha degradato il discorso. Infatti alcune cose interessanti stanno venendo fuori da gente esterna alla fantastica che si approccia ed entusiasma a un nuovo mondo di possibilità.
    • No, troppa attenzione alle mode. Troppi libri tutti uguali.
    • No, perché con la scrittura (in generale) a malapena ti ripaghi i libri che leggi, e la maggior parte di autori e autrici di professione ha comunque un secondo lavoro. Questo per quanto riguarda la parte autoriale. Se vogliamo parlare poi di editoria, è un altro discorso.
    • no, il sistema editoriale attuale non lo permette (come per la maggior parte dei generi non commerciali)
    • No, perché mancano le risorse disponibili a chi scrive fantasy nel mondo anglosassone, e molte CE lo osteggiano apertamente
    • In questo momento direi di no. Credo che il fantasy in Italia risenta ancora molto dei classici stereotipi che gli vengono affibbiati (es. è un genere infantile e di puro intrattenimento, che non può avere lo stesso valore e peso di un’opera di narrativa bianca o altri generi) e che molti addetti ai lavori (editori, editor, ecc. e autori) non diano a questo genere il peso che si merita, sottovalutandolo e non prestandogli l’impegno di cui avrebbe bisogno. Per questa ragione spesso vediamo case editrici e autori specializzati nel genere fantasy che sono carenti e offrono prodotti scadenti. Ovviamente, e fortunatamente, ci sono sempre più eccezioni, ma non si può negare che il fantasy italiano soffra molto di dilettantismo.
    • No, perché mancano molti mezzi, risorse e consapevolezza nel settore
    • No, siamo ancora indietro su questo e si nota anche nella community, che è piccola e chiusa
    • No, perché mancano molti mezzi, risorse e consapevolezza nel settore

Sinergie del fantastico in Italia

Le community dedicate al fantastico sono parecchie, in questa sezione abbiamo cercato di capire come vengono percepite.

  • Nella tua opinione, che impatto hanno avuto le comunità social (gruppi e pagine Facebook e Instagram, gruppi Telegram, etc) dedicate al fantastico italiano sulla sua percezione da parte del pubblico? Nettamente positivo
  • Nella tua opinione, che impatto hanno avuto le fiere dedicate al fantastico italiano sulla sua percezione da parte del pubblico? Nettamente positivo
  • La sinergia tra autorə che scrivono lo stesso genere è fondamentale per emergere? D’accordo
  • La partecipazione di chi scrive alle fiere di settore è fondamentale per emergere? Molto d’accordo

Risorse per chi scrive fantastico in Italia

Dal momento che il valore del fantastico italiano è molto dibattuto, ci sembrava necessario cercare di capire attraverso quali risorse avviene la formazione di chi scrive letteratura non mimetica. Abbiamo lasciato la possibilità di selezionare più opzioni. Quindi, dove avviene a formazione di chi scrive letteratura non mimetica?

  • Manuali (67%);
  • Corsi in presenza e/o webinar (48%);
  • Gruppi di scrittura (43%);
  • Workshop (33%);
  • Lettura di opere del genere (17%)
  • Scuole di scrittura (13%)
  • Altro (Esperienza diretta con professionisti del settore e autor* di spicco; forum e sfide online), 5%.

Al netto della predilezione per chi scrive fantastico per manuali e corsi di scrittura, l’opinione preponderante è che queste risorse non siano sufficienti:

Conclusioni

Negli stessi giorni in cui girava questo questionario, il mondo della fantascienza italiana è stato profondamente scosso dalla scelta del curatore della collana Urania di chiudere le porte della pubblicazione alle penne italiane di fantascienza (a eccezione dellə annuale vincitorə del premio omonimo). Al netto delle difficoltà riportate da Franco Forte in quello che ormai si chiama Uraniagate, crediamo che il presente questionario mostri una realtà piuttosto diversa da quella che, forse, avremmo descritto solo tre o quattro anni fa.

La percezione di chi scrive fantastico in Italia è che ci troviamo in un momento di possibilità, di cambiamento: c’è un diffuso ottimismo riguardo all’interesse del pubblico per la produzione nostrana (un pubblico che evidentemente, anche solo per demografica, non è più quello di chi frequenta le edicole per acquistare Urania). C’è inoltre maggiore sicurezza in chi scrive riguardo al valore intrinseco delle opere italiane, la cui difficoltà a emergere viene più spesso associata a fattori esterni e di mercato.

Il mercato – e con esso il carico di lavoro extra richiesto a chi scrive, in termini di promozione e presenza sui social – è l’elemento più impegnativo nel percorso editoriale tradizionale e indipendente. Se questo è in qualche misura inevitabile per chi pubblica in Self, ci si aspetterebbe che lə autorə pubblicati con CE non soffrano il problema: i dati indicano chiaramente che non è così. La promozione grava su chi scrive a ogni livello.

Il futuro del genere, quindi, sembra dipenderà in gran parte dalla capacità di fare rete, di creare sinergie tra autori, editori e lettori, e di trovare nuovi spazi e strumenti per valorizzare una produzione che, qualitativamente, non ha nulla da invidiare a quella straniera.

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