Crowdfunding e fantasy: un binomio in ascesa?
Negli ultimi anni, il fenomeno del crowdfunding è passato dall’essere una novità di nicchia a un fenomeno globale e trasversale. Allo stesso tempo, la sua struttura fondamentalmente democratica (chiedere finanziamenti al pubblico di riferimento per la realizzazione di un progetto) è andata a declinarsi in varie forme, con la conseguente nascita di figure di esperti del settore o aziende incaricate di supportare i creators nelle fasi di sviluppo e marketing.
Dal momento che il fantasy è considerato un genere popolare (in opposizione a letterario), non è sorprendente che la possibilità di appellarsi direttamente ai suoi fruitori finali non sia passata inosservata. Abbiamo assistito alla moltiplicazione delle iniziative di crowdfunding riconducibili ai molteplici aspetti del fantasy: progetti editoriali di romanzi o fumetti, giochi da tavolo, riviste, persino un parco a tema (il paese hobbit ricostruito in Abruzzo, “La Contea gentile”).
Un’operazione ad alto rischio?
Il successo straordinario di alcune di queste iniziative, come il crowdfunding da record per i romanzi di B. Sanderson, fanno spesso dimenticare che si tratti di una strada irta di insidie – e che sono davvero pochi coloro che riescono a raggiungere il proprio obbiettivo. Una campagna di lancio deve essere preparata per mesi, richiede un gruppo di specialisti che si occupino degli aspetti grafici del prodotto (immagini e video) e della sua narrazione… ma soprattutto necessita di un pubblico reattivo. Un pubblico che, in molti casi di campagne crowdfunding di successo, è già fan del* creator.
Ammesso di essere già illustrator* o videomaker provett*, la creazione di un pubblico non è un’operazione facile, né economica. Significa investire tempo e risorse per qualcosa che potrebbe non vedere la luce. È un rischio imprenditoriale: il tipo di rischio che, nell’editoria tradizionale, un* autor* condividerebbe con la propria casa editrice (perciò esistono gli anticipi, che dovrebbero coprire il lavoro fatto da chi scrive prima dell’uscita del romanzo: ricerche, scrittura, editing); ma che nel crowdfunding, come nell’editoria indipendente, è totalmente a carico di chi scrive.
Crowdfunding per tutti i gusti
Per fortuna esistono modalità e piattaforme di crowdfunding tarate su ogni esigenza; in ambito artistico sono riconducibili essenzialmente a due tipologie: donation-based (per iniziative sociali, che non prevedono un ritorno su chi investe) e reward-based (per progetti in prevendita, e che prevedono una ricompensa per chi investe). Ecco le più popolari tra chi si occupa a vario titolo di fantasy in Italia:
Ko-Fi (Buy Me a Coffee)
La modalità più popolare tra chi crea contenuti è anche quella che richiede meno impegno da parte della fanbase. Ko-Fi consente piccole donazioni (qualche euro) a fondo perso per sostenere l’operato di artisti, video creators, musicisti. È anche popolare tra chi scrive articoli specialistici e blog post. Un gesto simbolico per mostrare il vostro sostegno all’impegno quotidiano di chi genera contenuti di qualità!
Patreon
Se Ko-Fi si basa sull’idea di donazioni una tantum, Patreon nasce come piattaforma di abbonamento a piano mensile o annuale. Immaginatela come una forma di mecenatismo: entrate costanti consentono a chi crea contenuti di lavorare con maggiore tranquillità e un orizzonte a più lungo termine. È quindi la piattaforma adatta a chi produce materiale seriale: fumetti, video, canzoni, podcast.
Kickstarter e Indiegogo
Per progetti imponenti ma di durata finita (o per dare il calcio d’inizio a un progetto seriale), le piattaforme più popolari sono senza dubbio Kickstarter e Indiegogo. In entrambi i romanzi fantasy spopolano, ma il fatto che si tratti di piattaforme internazionali fa sì che i progetti competano in visibilità su ampia scala. Insomma, è difficile arrivare in fondo con un progetto in lingua italiana.
Difficile, ma non impossibile: di recente ci sono riuscite due riviste dedicate al fantasy, Fantasy Voice e FantasyEra (ne abbiamo parlato qui). Dopo un brillante avvio con Kickstarter, ambedue hanno optato per una formula in abbonamento.
Altri progetti coronati da successo sono stati il GDR Steampunk “Ingranaria” (che sta usufruendo di Quickstarter, l’iniziativa di Kickstarter pensata per piccoli progetti), oppure il “Manuale di stile” di Livio Gambarini.
Bookabook
Menzione finale a una piattaforma pensata per i libri: Bookabook seleziona testi (come una casa editrice), ma garantisce la pubblicazione soltanto a quelli che superano un crowdfunding interno (quindi chi scrive deve generare un proprio pubblico, come nel self-publishing). Ci sembra una modalità di lavoro ambigua, perché quella che si presenta come una casa editrice di fatto non si assume rischio d’impresa: un valore di copie che garantisca guadagno è infatti già venduto in partenza, e la vendita stessa è a carico di chi scrive.
Fantasy e crowdfunding rappresentano per molti versi un’accoppiata vincente. Nelle sue molteplici forme, l’ascesa del crowdfunding testimonia un rapporto sempre più stretto tra creator e pubblico: due elementi destinati a influenzarsi sempre di più a vicenda, con la conseguente frammentazione e settorializzazione del genere per seguire le richieste di ciascuna nicchia. Non è necessariamente un male: la moltitudine di sottogeneri del fantasy è una ricchezza. Il difficile sarà far dialogare tra loro frammenti di pubblico iperspecializzato… ma questo è un problema per il futuro.
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