Sorelle o nemiche: storie di rappresentazione femminile

Quando Cicerone definiva l’amicizia in termini di rapporto tra pari, non pensava alle donne. Come non ci pensavano Omero, Aristotele, Boccaccio, Ariosto. In un mondo di uomini, l’amicizia è l’ideale maschile per eccellenza: una comunione d’intenti basata su assoluta fedeltà reciproca, spesso la sola forma di supporto emotivo socialmente accettabile.

Poni nel mezzo un cratere più grande, figlio di Menezio,
mesci vino più puro, da’ la sua coppa a ciascuno:
qui sotto il mio tetto ci sono gli uomini più cari che io abbia.

Iliade IX, 202-204

Madre mia, tutto questo di certo me l’ha fatto Zeus;
che piacere può esservi ormai per me, ora che è morto il mio amico
Patroclo, quello che onoravo al di sopra tutti i compagni,
anzi alla pari di me?

Iliade XVIII, 79-82

L’amicizia tra uomini domina anche i romanzi moderni, da Twain a Foscolo. In tempi più recenti, trova nuova linfa nella narrativa di genere, soprattutto quella fantastica – naturale estensione dell’eroismo del preterito del mito. L’eroe non combatte solo, ma circondato da compagni che lo supportano e sostengono a ogni passo del viaggio.

«Sono felice che tu sia qui con me», disse Frodo. «Qui alla fine di ogni cosa, Sam.»
«Sì, sono con voi, padrone», disse Sam, stringendosi dolcemente al petto la mano ferita di Frodo. «E voi siete con me. E il viaggio è finito. (…)»

«Eccoci allora alla fine della Compagnia dell’Anello» disse Aragorn. «Eppure spero che tornerete presto nel mio paese con gli aiuti promessi.»
«Torneremo, se i nostri sovrani lo permetteranno» disse Gimli, «Ebbene addio, Hobbit miei! Dovreste arrivare sani e salvi alle vostre case, ormai, e non rimarrò più sveglio dalla paura che corriate gravi pericoli. Vi manderemo messaggi quando sarà possibile, e forse alcuni di noi potranno incontrarsi di tanto in tanto. Ma temo che non saremo mai più riuniti tutti insieme.»

Il ritorno del Re, J.R.R. Tolkien

E le donne? Il tema dell’amicizia tra donne fa capolino solo nel diciannovesimo secolo, nei romanzi di Austen e Brontë. Ma si tratta di amicizie destinate a raffreddarsi presto, non appena i doveri del matrimonio si fanno incombenti.

La cosa non dovrebbe sorprenderci: dopotutto, la narrativa dominante vuole le donne volubili, superficiali ed egocentriche. In una società che educa le donne a rinunciare all’amor proprio, come si può chieder loro di amare chi è simile a loro? Le donne sono quindi del tutto aliene dal nobile sentimento della philia: se si incontrano da pari, è per stare in fazioni contrapposte in un conflitto. Sono certamente rivali e nemiche; desiderano lo stesso premio, lo stesso uomo.

L’allarmante frequenza con cui incontriamo questo cliché è prova della sua resilienza. È una bugia infida, che ha eretto fortezze nella narrativa destinata alle adolescenti. Racconta loro che, alla fine dei conti, sono sole. Che, per quanto si possa girare il mondo,

Tu, al tuo ritorno, mi racconterai
Tutti gli strani portenti che ti accaddero,
e giurerai
che in nessun luogo
vive donna fedele e bella.

J. Donne

Il testo è categorico: la fedeltà – condizione indispensabile all’amicizia – non appartiene al genere femminile. Ma non importa, perché la donna che non conosce l’amicizia può almeno trovare conforto in un altro tipo di legame, uno che il suo carattere non possa spezzare: quello di sangue.

Infatti, nei pochi romanzi con più protagoniste femminili, queste sono, inevitabilmente, sorelle.

«Abbiamo però il babbo e la mamma e siamo in quattro sorelle.» disse Beth calma calma, dal suo cantuccio accanto al fuoco.
A queste parole, i quattro giovani volti, appena rischiarati dal fuoco del caminetto, s’illuminarono di gioia (…).

Piccole donne, L.M. Alcott

Un magro conforto, ma meglio di niente. Per molti autori, il legame di sangue sembra essere il solo artificio possibile per impedire che le eroine si accapiglino tra le pagine. Ogni turbamento e litigio può essere presto dimenticato, o quantomeno messo da parte, quando è in gioco la salvezza di un membro della famiglia.

In questo quadro statico, una boccata d’aria fresca arriva dall’Italia. Una serie di romanzi che mettono al centro l’amicizia tra donne, “L’amica geniale”, causano un terremoto nel mondo letterario (e fuori da esso).

Nessuno ci capiva, solo noi due – pensavo – ci capivamo.
(…)
«Ho paura, Lila.»
«Ti ricordi quante cose abbiamo fatto che ci facevano paura? Ho aspettato te apposta»

L’amica geniale, Elena Ferrante

È una dichiarazione di guerra al mondo intorno, la nascita di un “noi” di cui l’uomo non fa parte. Il riconoscimento tra pari che non dovrebbe verificarsi mai (eppure accade), che passa dalla condivisione esperienziale. Pur presentandoci finalmente donne amiche e solidali, i romanzi di Ferrante ricalcano il tradizionale modello del Bildungsroman. L’amicizia delle due protagoniste è funzionale alla loro crescita personale, il vero cuore del romanzo, il conflitto di relazione su cui si innesta quello esterno. Non siamo dopotutto molto lontane da quello che scriveva Saffo molti secoli addietro:

(…)
Ma se tu dimenticherai
(e tu dimentichi) io voglio ricordare
i nostri celesti patimenti:
Le molte ghirlande di viole e di rose
che a me vicina, sul grembo
intrecciasti con timo;
I vezzi di leggiadre corolle
che mi chiudesti intorno
al delicato collo;
E l’olio da re, forte di fiori,
che la tua mano lisciava
sulla lucida pelle (…)
Non un canto di coro,
né sacro, né inno nuziale
si levava senza le nostre voci;
(…)

Fr. 94 Lobel-Page, Saffo

Saffo però rimane un passo avanti rispetto alle nostre contemporanee, trasponendo l’esperienza di complicità emotiva (ed erotica) vissuta con un’altra donna nell’universalità dell’esperienza sociale (non un canto … si levava senza le nostre voci). Il suo “noi” non è chiuso su sé stesso, bensì permette una fruttuosa interazione con l’altro.

Solo questa apertura verso l’esterno, possibile solo una volta superato il paradosso della mutua esclusività dell’amicizia femminile, colmerà il secolare divario che separa la rappresentazione della solidarietà maschile da quella femminile. Solo allora avremo finalmente coppie di eroine, amiche prima di tutto, che derubino draghi, governino astronavi, uccidano mostri.

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