Eroi ed eroine: quando gli archi di trasformazione si incrociano
Di certo ciascuno di voi avrà già sentito parlare di archi di trasformazione del personaggio, o di viaggio dell’eroe e dell’eroina. Si tratta di schemi comunemente utilizzati in narrativa per strutturare i percorsi che portano alla crescita (o alla tragedia autodistruttiva) dell* protagonista di una storia. Dobbiamo la struttura del viaggio dell’eroe all’opera di Campbell e dei suoi successori (Vogler e Marks), e la possiamo ritrovare in una moltitudine di romanzi appartenenti al fantastico e non solo. Di contro, essendo il viaggio dell’eroina oggetto di studio solo da tempi più recenti e non potendo fare affidamento su un corpus di testi ampio e articolato quanto quello dedicato all’eroismo di stampo maschile, esso non può ancora considerarsi cristallizzato in una forma specifica.
Eroine in viaggio
La prima a interrogarsi sul viaggio dell’eroina fu un’allieva di Campbell, Murdock: se però il primo individuava i movimenti del viaggio dell’eroe a partire dal mondo della narrazione e della mitologia, la seconda estrapola il viaggio dell’eroina dalla propria esperienza di lavoro con donne in terapia.
Anche la successiva opera di Schmidt è presentata più come un percorso di crescita interiore e guarigione, che come un supporto dedicato a chi voglia creare storie.
Il primo e più completo lavoro su questo tema destinato a chi si occupa di storytelling si deve perciò all’autrice G. Carriger, che in “The heroine’s journey: for writers, readers and fans of pop culture” mette al centro proprio la narrativa, e in particolare la narrativa fantastica.
Secondo Carriger, la differenza fondamentale tra eroe ed eroina (termini che intende svincolati dal genere biologico, archetipici) sta nella rispettiva definizione di successo. In particolare, l’eroe trionfa nel proprio isolamento, attraverso il volontario allontanamento dalla propria cultura e dai propri legami sociali. Viceversa, l’eroina raggiunge il massimo della propria espressione di potere quando opera in squadra; e la costruzione di un rinnovato tessuto sociale mediante l’equilibrio e il compromesso è il suo premio.
Se volete approfondire la trattazione degli archi di trasformazione del* personaggi*, vi rimandiamo al volume 6 della Guida al Fantasy “In viaggio con Eroi ed Eroine”, dove trovate dettagli ed esempi.
Cosa succede quando eroi ed eroine si incontrano nella stessa storia?
La gran parte dei romanzi hanno un* protagonista, e perciò tipicamente seguono l’uno e l’altro arco di trasformazione. Esistono però anche dei romanzi di carattere corale, e talvolta in questi è possibile imbattersi in una compresenza di eroi ed eroine, ciascun* impegnat* nella prosecuzione del proprio arco. Tuttavia, dalla sezione precedente vi sarà chiaro che gli obbiettivi e le modalità operative di eroe ed eroina sono tra loro mutualmente esclusive: sono inevitabilmente destinati a scontrarsi e cozzare.
Un’eroina vista attraverso la lente del viaggio dell’eroe può apparire sinistra e manipolatoria nella sua abilità di creare relazioni, oppure essere inglobata dal ruolo di tentatrice (uno dei movimenti di Campbell è appunto “Woman as temptress”, a indicare la voce carezzevole che vorrebbe persuadere l’eroe ad abbandonare la sua nobile impresa).
Viceversa, un eroe piombato nel mezzo di un viaggio dell’eroina è destinato – volente o nolente – a essere salvato dalla propria stessa definizione di eroismo dall’amore o dall’amicizia dell’eroina.
Il caso Scholomance
Attenzione – seguono spoiler!
La relazione principale della trilogia “Scholomance” di N. Novik è appunto quella tra un eroe (Orion) e la protagonista Galadriel. Galadriel è un’eroina interessante di per sé, in quanto ben esemplifica il fatto che i termini eroe/eroina non debbano essere genderizzati: ha infatti ben poche qualità tradizionalmente associate al femminino (è sempre arrabbiata, con tendenze violente che a malapena tiene a bada, e un pessimo carattere).
In apertura del romanzo la cesura che l’ha staccata dai suoi affetti (la madre) è avvenuta ormai da due anni, e Galadriel si è arrangiata come ha potuto per sopravvivere. Ma essere isolata la mette in costante pericolo: alla Scholomance la solitudine è letteralmente un invito a essere attaccat* da mostri, perciò fare parte di un gruppo e intrecciare alleanze è un requisito indispensabile per la sopravvivenza.
Mentre Galadriel impara a essere un’eroina e costruisce un pezzo alla volta la sua nuova comunità, la sua opera di civilizzazione si scontra con un viaggio dell’eroe.
Orion ha tutti i tratti distintivi di un eroe tradizionale: è potente e solitario, ossessionato dalla propria missione, salva centinaia di persone con naturalezza e generosità. Il rovescio della medaglia è la sua incapacità di creare relazioni significative, il disinteresse per la propria vita: lo spirito di abnegazione che ne fa un eroe per gli altri maschera una volontà autodistruttiva. Lo sguardo di Orion è così focalizzato all’obbiettivo (l’annientamento di tutti i mostri che abitano la scuola), da perdere di vista tutto il resto: l’eroe letteralmente non vede nient’altro, le persone che salva sono volti sfuocati.
È evidente che non può esserci posto per una macchina distruttiva come questa nel mondo che l’eroina sta cercando di creare, basato sull’altruismo gratuito e la condivisione delle risorse: non tanto perché l’opera di Orion non sia utile, ma perché il suo agire non tiene conto delle conseguenze. Una delle missioni di Galadriel nella trilogia diventa quindi quella di proteggere Orion da sé stesso, costringendolo a salvarsi quando lui vorrebbe soltanto cavalcare solo verso il tramonto (a sterminare un’orda di mostri cui non potrà sopravvivere) e diventare l’eroe tragico che è nato per essere.
Eroine ed eroi: coppie rare?
In realtà, i casi di compresenza di eroi ed eroine nel medesimo romanzo non sono occorrenze rare: alcune delle loro dinamiche caratteristiche si trovano nelle coppie eroe-sidekick, oppure nei buddy movies. È però piuttosto raro che un romanzo fantasy mostri così chiaramente sia il viaggio dell’eroe, che quello dell’eroina, che l’inevitabile conflitto tra i due: in questo, la trilogia Scholomance di N. Novik è un vero gioiello, e lo suggeriamo come caso di studio per chi volesse cimentarsi in qualcosa di analogo.
Arwen Elfa
18 Aprile 2024 at 14:12Interessante post, grazie tra l’altro per la segnalazione degli E-book Delos dedicati allo studio del Fantasy, Conosco Delos e negli hanni ho anche acquistato libri da loro, sia cartacei che in versione e-book, tuttavia questi non li conoscevo.