Analisi: “A colpi di cannonau” di T. Blesh

“A colpi di Cannonau” è il primo romanzo di Titania Blesh, edito nel 2020 dalla casa editrice Acheron Books. Acheron si occupa ormai da anni di valorizzare il patrimonio culturale nostrano pubblicando romanzi fantasy con una decisa ambientazione italiana: “A colpi di cannonau” non fa eccezione. Rispetto ad altri titoli della medesima casa editrice, tuttavia, il romanzo di Blesh beneficia di una freschezza di temi e personaggз che gli hanno valso un posto d’onore del nostro catalogo Intersec Fantasy.

Il libro: “A colpi di Cannonau”

Sardegna, 1600. Intrappolata in un’isola deprimente e in un matrimonio disastroso, la ribelle Fiammetta rincorre il sogno folle di diventare piratessa. Da anni prepara la fuga a bordo del veliero che ha acquistato in gran segreto da un mercante genovese, e adesso la sua ciurma composta da mogli insoddisfatte sembra pronta al grande varo. L’occasione perfetta si presenta quando Stellina, una ragazzina dotata di strani poteri, promette di condurla al mitico tesoro sepolto del leggendario pirata Capitan Sauro. 

Ma tutto si complica quando Ambrosio, cacciatore di streghe per la Santa Inquisizione spagnola, posa i suoi occhi sulla ragazzina. Lui sa bene che gli spiriti Zipa, come quello che infesta il corpo di Stellina, possono percepire l’oro del Nuovo Mondo… oro che il bieco inquisitore brama disperatamente. La posta in gioco si alza. Fiammetta e la sua ciurma di donne sbandate devono imbarcarsi in una sfida impossibile: trovare il tesoro prima degli spagnoli, oppure la libertà sarà l’ultima delle loro preoccupazioni!

“A colpi di Cannonau”, T. Blesh. Quarta di copertina

Analisi critica

Come è raccontata la storia

La storia procede attraverso due linee temporali. La prima – e principale – è quella presente, che vede scontrarsi Fiammetta con l’inquisitore Ambrosio e gli uomini di Sabbianera. La seconda si snoda tre anni nel passato, e segue l’incontro di Fiammetta con le donne che andranno a costituirne la ciurma. Il romanzo si apre con un prologo in cui sono presentati gli elementi principali della vicenda: l’esistenza degli spiriti Zipa, il loro legame con i dobloni d’oro provenienti da Eldorado, e il ruolo degli inquisitori a servizio della Corona di Spagna. 

Nel romanzo si alternano sequenze di carattere più descrittivo e riflessivo (più frequenti nei capitoli dedicati ad Ambrosio) con altre di tipo dialogico-argomentativo (nei capitoli di Fiammetta). La differente articolazione del testo tra i due personaggi si accompagna anche a un cambio di narratore e punti di vista. I capitoli di Ambrosio presentano un narratore esterno con focalizzazione interna; le sue vicende sono raccontate al passato. I capitoli di Fiammetta hanno narratore interno con focalizzazione interna. Nonostante gli eventi accadano a Fiammetta “in presa diretta”, Blesh opta per una narrazione al passato anche in questo caso.

Dimensione temporale e spaziale

L’utilizzo della narrazione al passato contribuisce a spostare le vicende in uno spazio semantico che fa le veci di Mondo Secondario. Si tratta di una soluzione tipica della produzione letteraria fantastica: considerando l’impossibilità a fini di trama di ricorrere alla masquerade (ovvero al topos del mondo magico invisibile e sconosciuto alle persone comuni) e l’ambientazione realistica (la Sardegna e i suoi arcipelaghi), lo spostamento temporale garantisce l’allontanamento esperienziale necessario per la fruizione dell’esperienza magica. In una ulteriore concessione al Mondo Secondario, a nomi di località reali si sovrappongono toponimi fittizi: storia e geografia sono riscritte su una cartina che ci è familiare, e con le regole di una società nota. Una società spiccatamente patriarcale, in cui l’oppressione del genere femminile è sistemica, pervicace e strutturata.

Personaggз e rappresentazione

La forza di questo romanzo (nonché la ragione della sua presenza in questa rubrica) sta nella caratterizzazione dellз suoi personaggз, e soprattutto quelli femminili. È innegabile che le parti più deboli dell’opera siano quelle dedicate ad Ambrosio – l’inquisitore soffre di una debolezza di motivazioni che lo rendono poco incisivo, soprattutto a fronte delle rivendicazioni di Fiammetta e della sua ciurma. Il filo rosso dell’opera è infatti il desiderio di rivalsa di donne che per tutta la vita sono state picchiate, silenziate, annientate con le parole e con i fatti.

La ciurma di Fiammetta è composta da donne di ogni tipo: l’anziana Diamante e la bambina Stellina, le gigantesche zitelle Ginevra e Griselda, Fosca con un dente che sporge dal labbro superiore.

“Tiburzio si montava Adelina fino all’altro ieri. Insomma, anche alla vostra notte di nozze se n’è andato a puttane!” Chiarenza si fece piccola sulla sedia, imbarazzata dagli sguardi della ciurma. “Stiamo… stiamo cercando di ricominciare daccapo… Tiburzio ha intenzione di cambiare.” “Cambiare venditore di vino, vorrai dire,” rimbeccai, infuriata. Santa Frignona mi maledicesse se non avevo passato intere serate a tenere in grembo la testa fradicia di lacrime di quella ragazzina per tutti i dolori che quel babbeo le aveva provocato. E Tiburzio era solo il primo di una lunga lista. “E tu, Dianora, perché te ne stai tanto zitta? Forse anche Adalgiso ha deciso di darti un altro figlio?” Una provocazione crudele, ma necessaria. Adalgiso aveva venduto la figlia di cinque anni a una famiglia dell’entroterra per fare la serva. Aveva fatto la stessa cosa con il loro secondo bebè, appena nato. L’aveva venduto a una nobildonna che non era in grado di figliare. (…)

Cos’è successo all’improvviso, Carola? Tuo padre ha smesso di rubarti i soldi? Margherita, il macellaio non ti palpa più il culo quando gli passi davanti? Berenice, il falegname ha smesso di trattarti come un’incapace? Elsa, tuo padre ha deciso di lasciarti sposare chi vuoi o sei ancora promessa a quel vecchiaccio? Mercede, sei ancora costretta a prostituirti per ripagare il debito con il contabile di Frangipane? Oh, sì, ragazze, non mi guardate con quella faccia da vongole ammuffite…” Mi avvicinai di scatto a quella poveretta di Mercede, che era quasi sul punto di strapparsi il rosario dal collo tanta era la forza con cui lo strattonava. “Non lo sapevate che era questo che ha iniziato a chiederle da qualche mese? Pulizie, eh, raccontavi in giro.”

Sebbene siano quanto di più lontano vi possa essere dall’eroismo tradizionale in termini di rappresentazione (riuniscono infatti un elevato numero di contrassegni: genere, ceto, disabilità), gli obiettivi della ciurma sono completamente in linea con quelli di un eroe classico. La liberazione dall’asservimento, l’opposizione a un potere molto più grande – in altre parole, la ribellione a un destino prestabilito – sono però temi più cari alla tragedia che alla narrativa fantasy. Il fantasy preferisce articolare storie in cui la vittoria attende chi abbraccerà il proprio destino di grandezza, ma nessun destino glorioso attende le donne in genere, e queste donne in particolare. La loro lotta prende allora la forma di una quest per la propria sopravvivenza e il proprio diritto di autodeterminazione.

Questo aspetto risulta particolarmente evidente in un dialogo di Fiammetta nell’ultima parte del romanzo:

“Io,” iniziai a denti stretti ma la mia voce uscì potente e ferma, “non permetterò che la mia vita venga marchiata da quello che succede nel mio ventre! Io sono la capitana Fiammetta e questo mi identifica. Io sono una donna che ha restaurato e capitanato una nave, sono una donna che ha combattuto una battaglia navale e che ha ritrovato un tesoro sepolto.

Fiammetta merita una menzione a parte per il suo ruolo nello scardinare gli stereotipi di genere nel fantasy. A differenza di molte sue illustri colleghe in altri romanzi, Fiammetta è una donna in là con gli anni. E non è bella: lo è stata, ma il suo fisico è stato rovinato dalle percosse e da gravidanze non andate a buon fine. In più, l’ennesimo scontro con il marito violento le ha tolto la vista da un occhio, la ferita non si è mai rimarginata e le deturpa metà del viso. La sua disabilità la rende grottesca, indesiderabile: ma è proprio nel momento in cui si libera dello sguardo maschile, che Fiammetta riesce a prendere in mano le redini della propria vita. La sua liberazione dai condizionamenti patriarcali la rende forza agente.

Linguaggio

Dal momento che il romanzo è ambientato nel nostro mondo (seppure in una sua versione alternativa), non sono presenti vocaboli in lingue immaginarie. Compaiono invece termini in lingua straniera: lo spagnolo la fa da padrone, comparendo anche come intercalare nei momenti in cui Ambrosio è sotto pressione. Vale la pena concentrarci su un altro elemento del discorso, per la sua valenza “politica”: le volgarità. Fiammetta fa largo uso di insulti coloriti, e per questo viene costantemente ripresa, per esempio: “Quante volte ho provato a insegnarti a suon di pugni che le donne non devono parlare sporco, capitana?” oppure “Un giorno qualcuno ti laverà quella boccaccia con la liscivia!”. Fiammetta rivendica la propria libertà non solo di parlare, ma di parlare come un uomo. E a chi le si rivolge intima di farlo con l’appellativo Capitana.

Sull’implicazione sociopolitica dei nomina agentis al femminile è stato scritto molto. Nelle pagine di “A colpi di Cannonau” la resistenza all’utilizzo del termine Capitana è ontologica: Fiammetta non viene chiamata in questo modo dagli uomini che la avversano perché è donna, perché non ha una nave, perché non ha autorevolezza. D’altra parte, l’insistenza di Fiammetta su questo termine traduce l’esigenza di essere definita alle proprie condizioni.

Messaggi

Che “A colpi di Cannonau” parli di rivendicazione femminile, a questo punto è abbastanza chiaro. A fronte di molti aspetti strutturati e coerenti con il messaggio, vi sono però due elementi che remano contro. 

Il primo è un problema strutturale che parte dal Worldbuilding. Nel Prologo viene detto che gli spiriti Zipa possono possedere sia donne che uomini; tuttavia (come diviene evidente nel corso del romanzo), le prime risultano incapaci di controllare i poteri dello spirito che ospitano, mentre gli uomini sono in grado di sfruttarli a proprio piacimento. Questa divisione viene presentata più volte nel corso della storia, in modo più o meno evidente e con differenti personificazioni del potere, ma sempre con il medesimo risultato: le donne sono instabili, manipolabili, destinate al fallimento. Viceversa, gli uomini riescono a piegare gli spiriti al proprio volere, a persuadere, e la loro posizione di comando è indiscutibile. Non serve sottolineare quanto sia dannoso un sottotesto del genere: mina alle fondamenta gli sforzi di Fiammetta e della sua ciurma.

Sforzi che sono già compromessi da un secondo problema: il tono della narrazione. Le rivendicazioni e il desiderio di rivalsa di Fiammetta sono una cosa seria, e l’oppressione che lei e le altre donne di Sabbianera hanno subito dai propri uomini sono segni di una violenza sistematica e terribile. Però, a parte un numero ridotto di estratti (come quello riportato all’inizio) in cui emerge la profondità della sofferenza di queste personagge, la maggior parte del testo ha un tono ridanciano. Già il titolo e la sinossi fanno pensare a un’opera comica, non aiuta una certa caratterizzazione macchiettistica della ciurma (la benda sull’occhio, la gamba di legno… C’è persino l’alter-ego di Spugna con gli occhiali). Questo scollamento non giova al romanzo, causando un effetto di straniamento in alcuni punti e – ben più grave – rendendo più difficile che le rivendicazioni di Fiammetta siano prese sul serio da chi legge.

Conclusione

“A colpi di Cannonau” è un romanzo gradevole che promette intrattenimento leggero e tuttavia riesce a far riflettere su temi importanti. Anche se il messaggio risulta indebolito da alcuni bias (e forse da qualche intervento di editing mal congegnato?) posso dire con certezza che il mondo ha bisogno di più storie come quella di Fiammetta. Abbiamo bisogno di piratesse e di capitane…

E anche di qualche strega.

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