I consigli sullo scrivere che (quasi) nessuno vuole
Di consigli, dritte e delucidazioni ne abbiamo date a non finire su questo sito. Un po’ per voglia di aiutare, un po’ come spunto per trattare qualche argomento. Insomma, anche a noi, come a tutti, piace dispensare consigli.
Non ci siamo però arrogati il diritto di insegnare niente a nessuno, tantomeno come si scrive.
Vagando per il web (neppure tanto, stavo leggendo le notizie su Repubblica.it per lavoro) mi ritrovo sbalzata sul sito ilmiolibro. Qui mi salta all’occhio un articolo, che vi linko per comodità: I cinque errori di un esordiente: trucchi e consigli per evitarli
A stilare questa top 5 è Francesco Gradozzi, finalista del concorso ilmioesordio 2016.
Cominciamo con il punto 1.
1. Non iniziare a scrivere senza aver preparato una trama completa (dall’inizio alla fine)
L’ispirazione non esiste. O almeno non nella forma che immaginiamo. L’ispirazione è l’impulso che ti fa trovare l’idea, il soggetto per il tuo romanzo (un fatto di cronaca, un’esperienza personale, un dialogo ascoltato in treno), ma non è l’ispirazione che ti fa scrivere un romanzo. (…)
Dedica tutto il tempo necessario per predisporre una trama completa e non cominciare a scrivere finché non è pronta. Meglio impiegare un mese in più per preparare il plot, che buttarne via sei o anche più per aver scritto pagine inutili che ti portano a un punto morto.
Eh, mi spiace, ma già da subito non sono d’accordo.
Spesso anche con una trama completa, una outline di raffinata precisione, si può arrivare a un punto della storia che proprio no, non va. Non da un punto di vista stilistico, neppure della trama che fila sempre verso il finale scelto. Semplicemente, ogni tanto, ci vogliono dei colpi di scena, delle ispirazioni che ti colpiscono man mano che si procede. A chi non è capitato, in corso d’opera, di decidere di cambiare una scena, senza stravolgere gli eventi, ma capace di rendere quel capito cento volte migliore?
Di sola ispirazione non si vive forse, ma neppure di mera programmazione.
2. Organizza il tuo tempo: trova i tuoi sessanta minuti lucidi, esclusivi e concentrati
Scrivere è un lavoro e per lavorare bisogna essere lucidi e organizzati. Evita di metterti a scrivere quando capita e per il tempo che hai a disposizione in quel momento. (…)
Se non campi scrivendo e se fai altro nella vita, il metodo potrebbe essere quello di puntare la sveglia alle sei della mattina (sì, lo so, è dura, ma ne vale la pena) e ricavarsi una sessione di sessanta minuti ogni giorno.
Dai, davvero? Alle sei?
Io personalmente anche se vado a letto alle quattro del pomeriggio del giorno prima, alle sei del mattino sono in uno stato cognitivo pari a quello di una stella marina. Dovrei impasticcarmi di gingko biloba e NZT come se fossero caramelle per farlo.
Credo che sia una cosa troppo personale scegliere il momento più adatto per dedicarsi alla scrittura per dare consigli in merito.
3. La first line
La prima riga del vostro romanzo è determinante per chi deve decidere se comprarlo o rimetterlo sullo scaffale. Dovete agganciare il lettore con una frase che lo colpisca così tanto da impedirgli di abbandonare il libro. (…)
Non devi scervellarti per trovare subito l’incipit giusto. Molto spesso arriva quando sei a metà dell’opera o addirittura alla fine, una volta che il quadro narrativo è completo in tutti i suoi dettagli e sei in grado di capire da quale scena iniziare.
Non mi dilungherò sul punto 3, perché è una scuola di pensiero come tante altre. Alcuni ti diranno di fare il botto nell’incipit, altri che l’importante è la continuità, altri la chiaroveggenza.
4. Descrizioni brevi e dialoghi realistici
Se vuoi scrivere fiction usa pochi aggettivi e riduci al minimo gli avverbi. Descrivi il minimo indispensabile. Oggi tutti conoscono oggetti e luoghi, inutile dilungarsi in interminabili spiegazioni.
Sui dialoghi nulla da eccepire: devono essere realistici e calzanti per i personaggi. Giustissimo.
Ma davvero bisogna essere stringati nelle descrizioni? Forse tutti conosceranno luoghi e oggetti, ma dipende sempre dal lettore che ti capita.
Se il racconto è ambientato a New York, ad Amsterdam o Dubai, un po’ di descrizione non mi farebbe schifo. Potrei non esserci mai stata e, sebbene internet sia una miniera di immagini, mi annoia un po’ dover fare ricerche sul web per capire dove si svolge l’azione del libro che sto leggendo. Sbaglio?
E siamo sempre nell’ordine della narrativa. Prova a evitare le descrizioni nella letteratura di genere come fantasy o sci-fi.
Ora l’ultimo punto, il 5:
5. Fatti leggere
(…)
Forse l’autore dell’articolo è timido. Io onestamente faccio più fatica a trovare qualcuno che nasconde il proprio libro che il contrario.
Inoltre, si sono spesi fiumi di parole sul fatto che far leggere il proprio lavoro a “qualcuno di fidato” (vedi amici, parenti e serpenti) può essere un’arma a doppio taglio.
Per concludere, questa top 5 mi sembra più che altro un elenco di ostacoli personali con cui l’autore si è dovuto scontrare. Chi avrà un’indole simile alla sua troverà ottimi questi consigli, ma così non è per tutti.
Credo ci siano tanti metodi di scrittura quante sono le persone a questo mondo. Ognuno trova/troverà la sua strada e la sua dimensione a suon di errori, che non è detto che siano questi 5.
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